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Inchiesta rifiuti, Ilva è sincera e pronta a collaborare con la giustizia

Inchiesta rifiuti, Ilva è sincera e pronta a collaborare con la giustizia

Totale fiducia nella giustizia. È questa la posizione di Cementir Italia, società che è proprietaria dello stabilimento di Taranto, ma anche di Ilva. Non c’è alcun tipo di preoccupazione in relazione all’indagine in corso da parte della Procura di Lecce relativa ad un presunto traffico illecito di rifiuti. Ilva ha risposto con fermezza a tutte le critiche, rivendicando la correttezza sulle modalità con cui ha sempre operato e, al contempo, mettendosi a disposizione della magistratura per poter arrivare il prima possibile ad una conclusione positiva delle indagini.

Anche la nota diffusa da parte di Cementir Italia è stata chiara e concisa, esprimendo proprio la piena fiducia nella magistratura. Nel comunicato, viene messo in evidenza come l’acquisto di ceneri da carbone da destinare allo stabilimento di Taranto è stato del tutto regolare e privo di alcuna macchia. Tra l’altro, l’utilizzo di tali ceneri è stato veramente limitato ed è stato bloccato completamente a partire dai primi mesi dello scorso anno.

Discorso simile per quanto concerne la loppa, visto che Cementir Italia ha assicurato come il suo impiego per poter produrre del cemento è avvenuto sempre nel rispetto dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, a cui la società ha sempre fatto riferimento nel corso del suo operato. Ilva, società che ha venduto la loppa a Cementir, ad ogni modo, si dimostra altrettanto pronta ad aiutare l’autorità inquirente, assicurando la più totale collaborazione, con la volontà di far emergere la verità e il fatto che siano stati rispettati non solo tutti i protocolli previsti per queste operazioni, ma anche le regole a livello comunitario.

Un’operazione ribattezzata dalla Magistratura “Araba fenice”, che parte da un sequestro penale che è stato indetto cinque anni fa ed è relativo a due zone dello stabilimento Cementir Italia di Taranto. D’altro canto la questione è legata alla vendita delle ceneri da parte dell’Enel di Cerano, che avrebbe utilizzato nel processo produttivo in realtà olio combustibili e gasolio, creando un prodotto contaminato da sostanze molto pericolose, con un risparmio però notevole sui costi della separazione e smaltimento dei rifiuti.

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