Ennesimo rinvio deciso dall’Alta Corte di Kochi rispetto alla vicenda dei due marò italiani detenuti dallo scorso febbraio. Oggi la magistratura indiana doveva stabilire se i militari dovevano essere processati o meno nel paese asiatico ma, ancora una volta, la decisione è stata posticipata. Il destino di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si dovrebbe dunque conoscere tra 14 giorni.
Le posizioni del governo indiano e di quello italiane sono piuttosto nette. Per gli asiatici, i marò accusati di avere ucciso due pescatori inermi, vanno processati dalla giustizia indiana. Il nostro esecutivo, invece, ritiene che i pescatori siano stati uccisi (ma bisogna anche stabilire da chi) in acque internazionali. La decisione sulla sorte dei militari, in questo caso, spetterebbe proprio alla magistratura italiana.
Latorre e Girone sono detenuti in una sezione speciale della prigione centrale di Trivandrum, capitale dello Stato del Kerala. I due militari sono stati ascoltati dal giudice alle le 7,30 ore italiane. Hanno duvuto chiarire ciò che accadde sulla nave Enrica Lexie il giorno in cui furono uccisi due pescatori. I marò si trovavano a bordo della petroliera per garantire sicurezza rispetto ai possibili attacchi di pirati, molto frequenti negli oceani. Latorre e Girone verranno interrogati domani dalla polizia di Trivandrum.
Il ministro degli Esteri dell’India, Krishna, ha ribadito che la magistratura locale è indipendente rispetto al potere politico e che la vicenda non deve interferire fra le buone relazioni diplomatiche fra i paesi. Anche l’Italia si muove con grande cautela per non compromettere i rapporti. L’India, d’altronde, sta diventando uno degli Stati più ricchi d’Asia, ha un mercato vastissimo e i suoi tassi di crescita economici sono molto elevati.
Ieri lo chief minister dello Stato indiano del Kerala, Oommen Chandy, aveva escluso che i marò possano essere trasferiti in Italia per subire il processo. Chandy aveva dichiarato che “la nostra posizione è molto chiara, molto aperta. I due militari italiani hanno commesso un reato che cade sotto gli effetti della legge indiana e devono quindi affrontare questo processo. Questa è la nostra posizione. La giustizia indiana – aveva aggiunto lo chief minister del Kerala – è molto equa, molto aperta e molto indipendente e gli imputati hanno tutte le possibilità di valere le loro ragioni”.