La tattica dell’intimidazione non è nuova al modello criminale mafioso ed il problema è che non sempre quella diretta e documentabile è la più grave. Le minacce peggiori che la Camorra manda ai magistrati delle procure per intimidirli sono quelle velate, quelle che fanno capire che prima o poi il magistrato stesso o peggio ancora la sua famiglia rischiano la vita. Come possono reagire dunque dei padri, madri, nonni e nonne? Chiedendo il trasferimento verso una Procura meno scottante.
Non siamo tutti Falcone e Borsellino e neanche si può pretendere da queste persone di rischiare ogni cosa dalla propria vita ai propri affetti per difendere la giustizia, ma allora la criminalità organizzata ha diritto a spadroneggiare come più le aggrada? Questo è il grido d’allarme che giunge dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, uno dei luoghi dove la presa dei Casalesi è più forte, uno dei luoghi citati nel celebre romanzo di denuncia Roberto Saviano Gomorra.
Il Tribunale ha chiesto all’Associaziona Nazionale Magistrati di valutare gli effetti del recente calo di organico sui processi contro la Camorra che ivi si stanno svolgendo e la locale sottosezione dell’associazione ha provveduto ad inviare al Consiglio Superiore della Magistratura, al Ministro della Giustizia ed alle Giunte centrale e distrettuale un lungo ed articolato documento in cui viene denunciata una situazione “sempre più insostenibile“.
Subito dunque un bel da fare per il nuovo Ministro della Giustizia del Governo Monti, Paola Severino, che dovrà far fronte alla carenza di risorse destinata al suo dicastero e contemporaneamente risollevare una situazione che con il governo Berlusconi stava andando praticamente alla deriva. Il nuovo guardasigilli invierà forse degli incaricati speciali come è stato fatto in casi simili in Calabria e Sicilia durante ne guerre di Cosa Nostra e delle più recenti della ‘Ndrangheta?