Le mamme giapponesi sembrano essere diventate la prima linea del fronte di cittadini sempre più vasto che si sta muovendo per condurre il paese asiatico verso la completa dismissione di tutte le centrali nucleari. Questo è quanto sostenuto da Ips Aileen Miyoko Smith, la direttrice di Green Action, un’organizzazione non governativa che sostiene e promuove il passaggio verso fonti di energia rinnovabile.
Ieri ben cento attivisti, di cui la maggioranza sono donne e madri, hanno incontrato i funzionari della Commissione per la Sicurezza Nucleare onde ottenere una maggiore trasparenza nelle indagini sull’incidente e sulla chiusura definitiva di Fukushima. Al momento sarebbero 6 le centrali del Giappone chiuse, alcune per dei test onde verificarne la messa in sicurezza, su un totale di ben 56 che producono la gran parte dell’energia del paese.
Dopo l‘incidente nucleare sarebbero 150.000 le persone rimaste senza una casa, che non potranno mai neanche recuperare le loro cose, gli affetti di una vita… Senza contare la contaminazione di riso ed ortaggi, che ormai vengono accertate sempre più di frequente nelle zone limitrofe all’incidente e definite dal governo “sicure“. Questi i temi portati a sostegno delle teorie di Green Action, temi troppo brucianti per essere ignorati e che potrebbero provocare una svolta importante nella politica energetica del paese.
“Stiamo intensificando le nostre azioni per assicurare che il governo e le società dell’industria energetica, ora desiderosi di infondere un senso di sicurezza, non riaprano le centrali nucleari” ha detto la Smith dopo la conferenza, in cui ci sarebbero stati dei punti di convergenza, mentre il problema maggiore è quello economico: una conversione totale dal nucleare alle fonti rinnovabili deve essere affrontata necessariamente per fasi e con un grande dispendio di denaro.
“Le dimostrazioni hanno raggiunto le città, portando la questione nucleare alla ribalta dei movimenti civili in Giappone” ha dichiarato Hideo Nakazawa, sociologo presso la Chuo University “la mancanza di coinvolgimento dei partiti politici nel movimento anti-nucleare contrasta con i vecchi modelli, che avevano forti tendenze di sinistra“.