Si sono svolte manifestazioni contro il razzismo in tutta Italia, ma in particolare a Milano, dove ci sono state anche delle tensioni con altri manifestanti appartenenti ad ambienti di estrema destra vicini alla Lega, ma quella che ha registrato il maggior numero di presenze è stata proprio quella svoltasi nel luogo in cui gli attentati razzisti hanno avuto luogo: Firenze.
La morte violenta di Modou Samb e Mor Diop, entrambi immigrati senegalesi, ha destato orrore e sconcerto nella comunità fiorentina. All’inizio non si voleva credere che Gianluca Casseri potesse arrivare a tanto, ne che una persona descritta da parenti ed amici come riservato e tranquillo potesse appartenere agli ambienti di estrema destra, ne che avesse ideato un terribile piano di odio e violenza.
Purtroppo i fatti parlano da se ed il pesante bilancio di due morti e tre feriti, anch’essi senegalesi, sono incontrovertibili. Per questi fatti ben 12000 si sono radunati in piazza Dalmazia, il luogo dove sono morti i due senegalesi, da cui sono partiti lanciando slogan e canti di pace e fratellanza, compiendo poi una lenta marcia fino alla piazza antistante Santa Maria Novella. Li è stata elevata una preghiera islamica per commemorare i caduti.
Il portavoce della Comunità senegalese Papa Diaw ha poi pronunciato dal palco alcune parole di riappacificazione e di invito alla fratellanza, ma ha voluto anche invitare il governo ad agire con decisione contro episodi come questo: “chiediamo perciò che il governo risponda concretamente, con leggi severe contro il razzismo e la discriminazione razziale”.
Gli ha fatto eco appellandosi anch’egli alle autorità statali il presidente del Consiglio comunale di Firenze, Eugenio Giani, il quale si è anche impegnato a proporre una targa commemorativa per Samb e Diop. Il presidente della Regione Toscana, anche’egli presente alla marcia ha mandato “un appello al capo dello Stato Giorgio Napolitano affinché conceda ai tre senegalesi rimasti feriti la cittadinanza italiana affinché possano ricevere in tranquillità le cure necessarie e possano riprendersi senza timore di essere rimpatriati”.