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Fine del segreto bancario, accordo Italia-Svizzera

Fine del segreto bancario, accordo Italia-Svizzera

 

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il Capo del Dipartimento federale delle finanze svizzere Eveline Widmer Schlumpf hanno siglato lunedì a Milano l’accordo tra Italia e Svizzera in materia fiscale grazie al quale viene a cadere il segreto bancario. La Svizzera esce quindi dalla lista nera dei paradisi fiscali, e i contribuenti italiani che vogliono riportare i loro patrimoni in patria con la “voluntary disclosure“, una sorta di autodenuncia, potranno quindi farlo con migliori condizioni riguardo agli anni da sanare e agli oneri da sostenere. Lo Stato spera di ottenere in questo modo ingenti introiti, anche se Padoan non si è granchè sbilanciato in proposito, dichiarando: “Questo accordo ci è costato un euro, posso dire con certezza che porterà a entrate per più di un euro ma oltre non vado“, ma, ha aggiunto, l’intesa porterà “in un’ottica di lungo termine grandi benefici per le finanze pubbliche“.

Il ministro, infatti, non ha mai voluto diffondere una stima di quanta parte dei capitali illecitamente esportati all’estero il governo prevede che vengano regolarizzati, ma, secondo stime ufficiose, l’incasso per lo Stato potrebbe ammontare a 5-6 miliardi. Per Padoan, comunque, l’accordo “è un passo in avanti molto importante ed è frutto di un lavoro durato molto tempo, complesso e difficile“. Soddisfatto il premier Matteo Renzi, che ha scritto su Twitter: “Oggi è stato siglato l‘accordo con la Svizzera sul segreto bancario: miliardi di euro che ritornano allo Stato #la volta buona #come promesso”. L’intesa va in pratica a modificare il Trattato tra Italia e Svizzera sulle doppie imposizioni e aggiorna l’articolo sullo scambio di informazioni adeguandolo agli standard Ocse.

Per i cittadini è l’ultima occasione di mettersi in regola con il fisco italiano senza incorrere in sanzioni penali, ma questi dovranno comunque dichiarare e pagare tutto quanto dovuto al fisco. L‘accordo adesso deve essere però ratificato da entrambi i Parlamenti, e dovrebbe entrare poi in vigore nel giro di due anni, comunque non prima del 2017, quando il fisco italiano potrà iniziare a chiedere informazioni sui patrimoni depositati in Svizzera da cittadini italiani, ma solo sui depositi effettuati a partire da oggi, mentre finiranno in prescrizione i movimenti di capitali avvenuti tra il 2005 e il 2009, perché l’uscita della Svizzera dalla “black list” fa cessare il raddoppio (a dieci anni) dei termini di accertamento delle violazioni tributarie.

Il ministro ha inoltre spiegato: “Abbiamo firmato due documenti, uno giuridico sullo scambio di informazioni e uno politico che fissa una road map in merito ai frontalieri e a Campione d’Italia”. Riguardo alla questione dei frontalieri, ossia gli italiani che risiedono in Italia ma lavorano e pagano le tasse in Svizzera, si è arrivati ad un’intesa di massima. Oggi è la Svizzera a riscuotere le tasse, ed essa gira poi ai Comuni di residenza i cosiddetti “ristorni”, pari al 38,2% del gettito. In futuro, invece, per effetto di un ulteriore accordo che verrà negoziato entro metà anno, ognuno dei due Stati riscuoterà la sua percentuale, quindi la Svizzera fino al 70%, l’Italia il resto. Padoan ha inoltre annunciato che giovedì sarà firmato un patto in materia fiscale anche con il Liechtenstein, mentre dopo, secondo Renzi, dovrebbe toccare al Principato di Monaco.

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