Si tratta di una sentenza destinata ad essere ricordata, non solo per la stranezza della vicenda dalla quale è maturata, ma anche perché potrebbe costituire un precedente giudiziario importante. Siamo in Australia dove una donna, nel corso di un viaggio di lavoro, si è ferita facendo sesso con un conoscente in una camera d’albergo. Correva l’anno 2007, ma adesso il giudice ha stabilito che si è trattato di un infortunio e pertanto la donna dovrà essere risarcita.
La Corte Federale di Sidney ha infatti stabilito che le lesioni subite dalla dipendente pubblica, a causa di un portalampade di vetro che si è staccato dal muro colpendola in viso, le sono occorse durante la trasferta di lavoro. La donna aveva in un primo momento fatto ricorso presso il Tribunale amministrativo, ma la sua richiesta era stata respinta. La Corte Federale ha invece stabilito che ad aver sbagliato è stato proprio il Tribunale amministrativo, respingendo la richiesta della dipendente di risarcimento per lesioni facciali e danno psicologico. Il giudice federale John Nicholas ha poi stabilito che la donna doveva provare che l’infortunio era avvenuto durante un’attività “indotta o incoraggiata dal datore di lavoro”. Così è stato.
Il giudice ha poi aggiunto: “Se la ricorrente si fosse infortunata giocando a carte avrebbe avuto diritto al risarcimento, anche se non poteva provare che il datore di lavoro aveva indotto o incoraggiato tale attività. In assenza di cattiva condotta o di autolesione intenzionale, il fatto che la ricorrente fosse impegnata in attività sessuale piuttosto che in un’altra attività ricreativa non porta a un risultato differente”. Al di là delle opinioni e considerazioni personali sul fatto se sia giusto o meno che la donna debba essere risarcita, viene ora da chiedersi se anche in Italia presto inizieranno a fioccare richieste di risarcimento per lesioni maturate da circostanze analoghe. Voi cosa ne pensate?