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Energia rinnovabile: il futuro sono i pannelli solari in carbonio

Energia rinnovabile: il futuro sono i pannelli solari in carbonio

I pannelli solari sembrano essere da tempo una delle fabbriche di energia migliori per la salute ambientale e sebbene la loro operatività non riesca ancor a sopperire in pieno all’utilizzo del petrolio (sia per mancanza di investimenti, che per le lotte con le lobby del petrolio) si fanno sempre più passi avanti per costruirne di sempre più complessi ed efficienti. La Cyanine Technologies (collegata all’Università di Torino) insieme alla società Pineta, hanno presentato con il nuovo anno un fantastico progetto che potrebbe far diffondere molto presto dei pannelli basati su materiali organici composti del carbonio.

In sostanza il meccanismo alla base dei pannelli è quello che trasformare l’energia elettrica della luce proveniente dal Sole. Determinati materiali, fino ad oggi il più utilizzato è stato il silicio, permettono che nel momento in cui i fotoni (che compongono la luce) colpiscono il pannello, gli elettroni sullo stesso si eccitino abbandonando il materiale e fluendo come corrente elettrica, che può quindi essere inviata alla rete di distribuzione ed arrivare alle nostre case.

Il problema per l’impiego di questa tecnologia è che i componenti dei pannelli sono spesso costosi e per essere competitivi necessitano di enormi distese, il che, insieme ai costi di manutenzione, non rendono abbastanza rispetto all’investimento iniziale. Il vantaggio che deriverebbe dalla costruzione di pannelli organici è che essi potrebbero non essere ingombranti come quelli in metallo, ma anzi di avere la possibilità di essere distesi su grandi superfici sotto forma di “vernici“.

Insomma, parliamo di strati 1000 volte più sottili rispetto agli ingombranti componenti in silicio. Senza contare che applicando tali componenti sotto forma di vernice si potrebbe tranquillamente farlo su interi palazzi ed aree urbane, ottenendo una resa energetica senza precedenti. Il necessario per rendere conveniente questo nuovo tipo di tecnologia è però di rendere lunga la vitalità di questi biomateriali, che andrebbero sostituiti più volte rispetto al suo omologo in metallo.

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