Risale ormai al lontano 1974 il lancio del più famoso role play di tutti i tempi, il gioco, creato da Gary Gygax e Dave Arneson, che partendo dal semplice presupposto di riunire un gruppo di amici attorno ad un tavolo ed immaginare di esplorare le profondità di oscuri abissi abitati da fosche creature e combattere grandi dragoni per impadronirsi del loro favoloso tesoro è riuscito a far sognare milioni di giocatori, ma specialmente di far breccia nell’immaginario collettivo.
Non solo dunque un antenato un po’ ammuffito dei videogiochi, come alcuni parrebbero credere, ma un venerabile, quanto ancora in forma, gioco di ruolo, capace ancora oggi di riunire milioni di giovani e non attorno ad un tavolo a vivere avventure armati solo di carta, matita e dadi.
Recentemente Dungeons&Dragons sta vivendo una crisi tutta commerciale, che l’azienda che ne detiene i diritti, la Wizard of the Coast (consociata con la Hasbro), ha spiegato in termini assai chiari: calo delle vendite dal 2005 in poi, senza che il lancio dell’ultima versione (la quarta) riuscisse ad alterare in alcun modo questo calo nel 2008. Al di la delle critiche contro la 4° versione, che i giocatori più vecchi hanno accusato di essere troppo legata alle dinamiche dei giochi virtuali, segnando un livello di automatismo e meccanicità mai visto prima e che certo non può piacere a chi fa della fantasia il proprio miglior divertimento; il problema è che ormai si sono accavallate troppe versioni, con troppe regole, che fanno fare una gran confusione e non aiutano vecchi e nuovi giocatori a divertirsi come un tempo.
Non trascurabile anche il ruolo dei giochi fantasy online, come l’onnipresente World of Warcraft, che hanno di fatto spostato un pubblico enorme di giocatori di ruolo verso il pc, permettendo una condivisione in tempo reale con un gioco virtuale senza precedenti, pur mantenendo la più classica impostazione di ricerca e combattimento di mostri nei dungeons.
Il limite più evidente a questo tipo di esperienza è però che alla fin fine si ci può divertire al massimo entro ciò che i programmatori hanno previsto. Se una porta non è previsto possa aprirsi rimarrà chiusa; se un baratro non è attraversato da un ponte o da una corda il proprio alter ego virtuale non potrà tentare di discenderlo e poi scalarlo fino a raggiungere l’altra parte; se una catapulta non è stata programmata per lanciare i suoi proiettili per affrontare un drago nessuno sforzo del giocatore potrà farla comportare altrimenti.
Insomma, l’esperienza virtuale ha raggiunto livelli di realismo ed una varietà di proposte davvero eccezionali, ma la fantasia di un “Dungeon master” e dei suoi giocatori riuniti attorno ad un tavolo rimane ancora imbattuta per riuscire a vivere un’esperienza di gioco unica ed inimitabile. Anzi, molti degli aspetti che rendono Dungeons&Dragons migliore di qualsiasi gioco virtuale sono proprio quelli accessori e che hanno accomunato giocatori talvolta divisi da milioni di chilometri.
“C’è qualcosa di fondamentale nell’esperienza di gioco di D&D che corrisponde alle necessità della gente” ha detto Mike Mearls, senior manager della Wizard of the Coast assegnato al progetto di sviluppo di Dungeons&Dragons “qualcosa che esula dal semplice giocare la propria personale avventura eroica”.
“Call of Duty, Modern Warfare 3, Portal 2 e World of Warcraft avranno sicuramente il loro giorno sotto i riflettori, magari anche la loro settimana, mese o anno… ma non può competere con l’emozione viva e sanguigna di un dungeon master e dei suoi giocatori che fanno evolvere il proprio personaggio fra una battuta, una pizza oppure l’immancabile stuzzichino fra un lancio di dadi e l’altro” ha spiegato il Game designer James M. Ward.
Un modo di vedere che molte persone famose hanno condiviso nel corso degli anni e che hanno finito per portare aspetti della fantasia e dell’estro del gioco nei più variegati aspetti della società. Ne sono un esempio David M. Ewalt, un redattore anziano di Forbes, giornale letto in tutto il mondo per le sue stravaganti quanto interessanti classifiche; l’attore Vin Diesel; la stella dell’NBA Tim Duncan, il regista Jon Favreau ed il comico Stephen Colbert.
Adesso però la Wizard ha intenzione di ripartire da ciò che ha permesso a Dungeons&Dragons di ottenere il suo strepitoso successo: i giocatori. Con un’operazione definita “cuore e mente“, il manager Liz Schuh, che dirige la pubblicazione e la licenza per Dungeons&Dragons, ha lanciato un appello: “per far rinascere il gioco chiediamo l’aiuto di tutti gli appassionati. Aiutateci a creare una nuova versione secondo i vostri desideri, proponete le regole che vorreste in una nuova edizione e noi le integreremo fra quelle che un team di esperti ed appassionati selezionati da noi stanno già adesso componendo!”
Insomma, dopo ben 38 anni di storia, dopo il lancio delle versioni: Basic, Advanced, Advanced edition 2, 3.0, 3.5 e 4… sta forse per nascere la 5° versione, che potrebbe riportare il gioco alle origini. Un sogno la cui realizzazione va oggi di pari passo con lo sviluppo per integrare il gioco con i suoi moderni concorrenti virtuali tramite il lancio di “Dungeons & Dragons online” avvenuto già nel 2006 ed il gioco per Facebook “Dungeons & Dragons: Heroes of Neverwinter” che arriverà in autunno.