L’Unione Europea è certamente la parte del mondo che ha visto scuotere con maggior violenza le proprie certezze, facendo mettere a nudo tutta una serie di incertezze e ritardi sull’arrivo ad una vera economia unica come la sua moneta, che l’ha resa così vulnerabile rispetto alla speculazione finanziaria. Nessuno si sentirebbe di analizzare l’attuale situazione in cui versa il vecchio continente prescindendo dallo strano contesto in cui si trovavano le economie dei paesi dell’euro.
Le principali idiosincrasie, ma non certo le uniche, sono quelle di una moneta unica accompagnata da una gestione del debito pubblico affidata ai singoli paesi (in sostanza tante politiche economiche diverse con un fattore comune capace di mischiare l’infondatezza di una anche alle altre più sane), ma specialmente la mancanza di una politica comune definita in base a concrete esigenze, piuttosto che ad egoismi individuali dovuti a vecchi e nuovi rancori.
Quest’ultimo punto ha portato ad esempio a lasciare la libertà, a chi non lo desiderasse, di rimanere fuori dall’euro, ma comunque di avere lo stesso peso nel decidere le direttive comunitarie in materia economica, creando ritardi e confusioni che di certo non hanno fatto bene alla salute finanziaria dei paesi europei.
Un esempio concreto è il nuovo turno di presidenza dell’Unione, che passa nel 2012 al primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt, la quale, pur essendo un politico serio ed apprezzato, guida pur sempre un paese che non ha adottato l’euro, ma che con il suo attuale incarico dovrà comunque indicare entro il 27 gennaio la strada per uscire dalla crisi a quei paesi che invece l’hanno fatto!
Da Copenaghen però rassicurano: “siamo coinvolti nell’economia europea in maniera tanto profonda da desiderare come ogni altro stato membro una risoluzione positiva di questa crisi“, poi si spiega che le priorità saranno l’efficienza energetica e la sostenibilità dell’economia europea. Il primo ministro danese ha anche dedicato una nota, non certo poco importante, sull’obiettivo di ricucire i rapporti fra Europa e Regno Unito, che negli ultimi mesi si è andato sempre più erodendo, essendo il paese anglosassone l’unico rimasto al di fuori del patto siglato per salvare l’euro.