Nelle linee guida della collaborazione tra Italia e Libia per porre freno all’immigrazione clandestina figurano sicurezza e principi umanitari. I due Paesi infatti collaborano in piena intesa per contrastare l‘immigrazione illegale, preoccupante sia da un punto di vista umanitario che per quanto riguarda la sicurezza nazionale. La collaborazione, nel corso degli ultimi mesi, si è strutturata sul piano dell’offerta alla Libia di un piano di controllo e di gestione degli spazi aerei e marittimi. Il pacchetto, che dallo scorso febbraio sembra effettivamente funzionare, comprende il ripristino del progetto del controllo delle frontiere meridionali della Libia, la formazione del personale e attività di capacity building, oltre all’utilizzo di piattaforme ed altri assetti forniti da aziende italiane.
L’allarme su una possibile ripresa dei flussi clandestini arriva dal ministro degli Esteri libico Ashour Bin Khaial al termine del suo incontro con il ministro degli esteri Giulio Terzi alla Farnesina, dichiarando che per il momento la situazione non è grave, ma che ci sono degli indicatori che rivelano che essa potrebbe presto peggiorare, rendendo quindi così necessarie delle misure per arginare un fenomeno che tocca l’Europa ed il mondo intero.
Dopo le polemiche sollevate anche in passato dall’ONU, l’Italia punta ora sulla capacità della Libia di ospitare i migranti e i rifugiati. Diventa fondamentale, pertanto, la ripresa dell’attività dell‘Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati in Libia, in modo che il trattamento dei migranti e la loro permanenza nei centri d’accoglienza avvenga nel quadro della tutela della protezione dei diritti umanitari prevista dagli strumenti internazionali.
Partirà anche un progetto del valore 378.000 euro, finanziato dal ministero degli Esteri e realizzato da parte del Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir), un’organizzazione non governativa, attiva da molti anni in Libia e che opera in collegamento con l’associazione dei rifugiati e l’Oim. Terzi ha anche annunciato parlerà della questione lunedì a Bruxelles, affinché vengano predisposti gli strumenti più adeguati per risolverla.