La realtà di avere un familiare tossicodipendente è tragica e difficile da affrontare e tanti si trovano nella scomoda posizione di non poter intervenire con la forza per far cessare la malsana abitudine, ma anche nella paura che non fornire il denaro per far continuare il vizio possa provocare solo qualche gesto folle da parte del familiare drogato.
Un caso simile è purtroppo arrivato alle più estreme conseguenze e ieri Luca Dolce, 44 anni, sposato e con un figlio, ha sparato al cognato: Gian Maria Dutto, celibe di 43 anni. Per l’ennesima volta il fratello della moglie gli aveva chiesto soldi, ma lui non aveva alcuna intenzione di fornirgliene, da qui è nato il litigio che ha portato Dolce a perdere completamente il controllo fino al punto di prendere una pistola (regolarmente detenuta secondo i termini di legge) ed aprire il fuoco sul cognato.
Dutto è stato colpito in petto ed è morto prima che i soccorsi, allertati subito dopo dal suo stesso assassino, potessero giungere e portarlo in ospedale. Dolce si è reso conto di ciò aveva fatto solo quando ormai il cognato era morto, ma ha chiamato immediatamente i carabinieri e si è costituito.
Dolce possiede un’attività per la vendita di materiale edile, che gestiva ormai da parecchi anni. Essendo il membro più benestante della famiglia è stato il naturale bersaglio di Dutto e secondo il racconto dell’imprenditore stesso il passaggio di denaro aumentava costantemente ed andava avanti ormai da molti anni. Dolce non ha tentato di giustificarsi e sembra molto pentito del suo gesto, per il quale ha dichiarato di vergognarsi, sebbene ciò non sia il risultato dell’omicidio, ma del dolore provocato alla moglie uccidendogli il fratello.
L’altro fratello della moglie di Dolce ha allontanato i giornalisti, spiegando che sua sorella non ha alcuna dichiarazione da fare su questo argomento.