La notizia aveva suscitato un certo scalpore: Francesco Schettino, il capitano della nave da crociera Costa Concordia naufragata all’Isola del Giglio, il giorno di Pasqua aveva potuto godere di tre ore di permesso dagli arresti domiciliari per andare a pranzare dalla sorella. La notizia era stata diffusa dal Tg5, grazie a una sua troupe stazionata davanti alla casa di Schettino a Meta di Sorrento in provincia di Napoli.
Ora i pm di Grosseto vogliono vederci chiaro, appreso in ritardo del permesso concesso dai carabinieri di Piano di Sorrento, non hanno gradito: “Nessuno ci ha mai chiesto un parere, che comunque sarebbe stato negativo”, ha detto al Tg5 il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio. Oggi poi è una giornata importante in quanto la Corte di Cassazione discuterà i ricorsi della procura di Grosseto e della difesa.
Nel caso della procura si punta all’annullamento del provvedimento per gli arresti domiciliari deciso dal tribunale del riesame di Firenze il 7 febbraio, dopo la decisione del gip di Grosseto del 17 gennaio che aveva annullato la precedente misura di fermo in carcere della procura stessa emessa il 14 gennaio. La difesa punta invece alla liberazione di Schettino, per l’avvocato Bruno Leporetti ci sono tutti i presupposti per la scarcerazione dell’imputato.
Nel naufragio della Costa Concordia perirono 17 persone tra cui quattro italiani, tra di loro una bimba di 5 anni. Il comandante è accusato di omicidio plurimo colposo, naufragio, abbandono di persone incapaci. A luglio comunque, a prescindere dalla decisione che prenderà oggi la Cassazione, Schettino potrebbe tornare libero per decorrenza dei termini di scarcerazione. Sempre a luglio poi si procederà con l’incidente probatorio sulla scatola nera della nave e si esaminerà la relazione dei periti, ritenuta determinante a stabilire le reali cause e i colpevoli del naufragio della nave da crociera.
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