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Costa Concordia, nessun inchino: il mistero si infittisce

Costa Concordia, nessun inchino: il mistero si infittisce

Il 13 gennaio scorso la Costa Concordia andava a sbattere contro gli scogli prossimi all’Isola del Giglio. Da subito si è detto che quello sciagurato avvicinarsi alle coste da parte delle navi era dovuto a ragioni turistiche. Si faceva l’inchino per fare ammirare ai passeggeri il paesaggio e per salutare gli abitanti della terra ferma. Usanza bizzarra e folle, che però aveva convinto tutti, ferme restando le responsabilità penali della tragedia.

La storia dell’inchino, ora, sembra scricchiolare. Le motivazioni che hanno portato il comandante Schettino ad avvicinarsi così tanto all’Isola del Giglio potrebbero essere di tutt’altro tipo. L’inchiesta del periodico La Voce delle Voci, ripresa dal sito di Roberto D’Agostino, è di quelle choc. I particolari che emergono, se confermati, sono agghiaccianti.

Perchè, dunque, Francesco Schettino – ora ai domiciliari – doveva avvicinarsi in maniera così clamorosa agli scogli, visto che guidava una bestia di 117mila tonnellate? Lo scoglio su cui la nave è andata a sbattere, fra le altre cose, è di proprietà privata. Quarto Grado ha rivelato che appartiene a un’anziana signora.

I pm di Grosseto hanno potuto accertare che lo Schettino era sobrio e non faceva uso di stupefacenti. Le tracce di droga sono dovute al fatto che nella nave ne deve circolare parecchia. Come ricostruisce La Voce delle Voci,  quattro anni fa, proprio a bordo della nave Concordia, vennero arrestati sette marittimi filippini, i quali trasportavano un micidiale allucinogeno, lo Shaboo.

Ma torniamo al presente, a Domnica Cermotan. La rumena (no, non è moldava come tutti i media hanno riportato), nonostante la giovane età – ha 25 anni – parla la bellezza di 7 lingue. Teoricamente sarebbe una ballerina. La donna, in verità, aveva importanti contatti con ufficiali e principalmente doveva dialogare coi russi. Nei minuti che hanno preceduto lo schianto, era a cena con Schettino e un altro uomo, non ancora indentificato. Qual è il vero ruolo della Cermotan? Che la presunta love story con il comandante sia solo un tentativo di attirare l’attenzione sul gossip, quando in verità la posta in gioco è ben più alta? Domnica è colei che si precipita subito nella cabina dello Schettino per recuperare il pc. La mattina del 14 gennaio, un’altra donna lo prenderà in consegna all’Hotel Bahamas del Giglio: qui Schettino alloggiava. A mettere al sicuro il computer è stato un avvocato di Costa Crociere, Cristina Porcelli. Lei, però, interrogata dai magistrati di Grosseto, nega che le cose siano andate così. Il fatto certo è che il portatile è sparito. Perché? Quali misteri contiene? C’è qualche collegamento con fatti illeciti?

Altro fatto molto strano. Le prime scialuppe che arrivano al Giglio la notte della tragedia servono a mettere in salvo  tutti i 111 passeggeri russi della Concordia. Mentre gli altri si affannano a cercare salvezza – e qualcuno muore – le persone di nazionalità russa non hanno problemi a trovare posto e a salire tutti insieme sui primi mezzi in partenza. In pratica – teorizza il periodico – è come se fossero preparati alla sciagura. Tutti i russi sono finiti in alberghi di Roma, Milano e Nizza. Gli altri passeggeri hanno trovato rifugio grazie all’ospitalità degli abitanti del Giglio.

Intanto il 25 gennaio arriva al Giglio un sedicente funzionario del ministero dei trasporti russo, tale Andrei Dubinsky. L’uomo, vicino a Vladimir Putin, si presenta a bordo di uno yatch dal nome evocativo, 007. Dubinsky è accompagnato da Marcello Zeppi, che è di Firenze.

L’inchiesta del periodico è molto dettagliata e finisce riportando un episodio tragico per la famiglia Schettino. Il 6 novembre 2008 il comandante Mario Castaldi, di 53 anni, veniva ritrovato con la gola tagliata da un coltello da cucina. Si trovava a bordo della “Paxi-C” e navigava in direzione della Spagna. Castaldi di Schettino era cognato. Quel crimine è stato attribuito a Andrea Della Rasa, secondo responsabile di macchina, assolto in quanto considerato affetto “da disturbo delirante in personalità paranoide”. I veri motivi dell’omicidio non sono mai venuti a galla. Si sa però che Della Rasa, per ben 12 anni, aveva lavorato per la Costa Crociere.

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