Oggi il mondo ha assistito con circospezione agli eventi svoltisi in Corea del Nord, attendendo che da essa si posi il polverone alzato dal suo precedente leader, Kim Jong-il, e riveli le sue intenzioni per il futuro. Il paese è stato una costante preoccupazione per gli Stati Uniti ed i suoi alleati, che hanno assistito con preoccupazione sempre crescente il suo sviluppo di armamenti nucleari (obiettivo ormai quasi del tutto raggiunto), ma adesso che il vecchio capo è morto si riaprono le speranze di ricominciare un dialogo costruttivo.
La capitale Pyongyang ha visto una celebrazione fastosa per i funerali del suo dittatore. Le immagini trasmesse dalla tv di stato ha mostrato un corteo guidato da una limousine sormontata da un’enorme immagine del leader 69enne, venuto a mancare il 17 dicembre scorso. La macchina è passata attraverso due file di soldati che si sono levati il cappello in segno di omaggio, mentre nella piazza principale completamente innevata la folla si lasciava andare a manifestazioni di dolore e disperazione.
A guidare il corteo funebre c’era il figlio dell’ex dittatore, il suo erede Kim Jong-il, il quale in lacrime veniva affiancao dallo zio Jang Song-thaek e dal capo di stato maggiore Ri Yong-ho. Le tre figure interpretano un ruolo chiave nella futura politica del paese, che apparentemente proseguirà nell’egida della continuità con il passato.
Sempre la tv di stato ha mostrato decine di persone affrante dalla morte di Kim Jong-il, alcune donne distrutte dal dolore gridavano “padre, padre, perché ci hai lasciato, perché ci hai lasciato!” Manifestazioni che senza dubbio sono tanto frutto della propaganda martellante (con l’accentuato culto della personalità del leader tipico di questi regimi dittatoriali), quanto dell’imponente servizio dell’ordine che di certo non si sarebbe intenerito di fronte a reazioni di eventuali contestatori.
Contestatori che a dispetto di quanto mostrato dalla tv di stato nordcoreana, abbondano in un paese dove la maggior parte della popolazione versa in condizioni vergognose per consentire al governo di sviluppare armamenti utili solo ad una politica di superpotenza ormai morta da molto tempo prima del suoi ideatore.