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Stormi di gazze ed orsi piangenti per il defunto leader della Corea del Nord

Stormi di gazze ed orsi piangenti per il defunto leader della Corea del Nord

I solenni funerali del leader della Corea del Nord Kim Jong-il sono ormai terminati e com’era prevedibile la propaganda di regime ha fatto del suo meglio per mistificare l’evento, mostrando giovani donne in lacrime che disperata gridavano al corteo funebre “padre! Padre!” Poi l’annuncio subito dopo la morte di stormi di gazze che volteggiavano intorno alla statua del defunto come in un cenno di saluto e perfino la notizia su tutte le tv di stato dell’orso che ha sospeso il letargo per andare piangendo presso la tomba dell’amato dittatore…

Insomma un’operazione mediatica degna dell’antica Corea, da cui vengono riprese le mistiche secondo cui il vero e legittimo sovrano ha capacità di controllare il tempo atmosferico e la natura tutta si piega al suo volere. Un superomismo al limite del tribale, che però viene utilizzato anche oggi, nel 2012, come ponte per l’avvicendamento di potere, che passa ormai al figlio del defunto dittatore Kim Jong-un.

Non sembra esserci discontinuità con la precedente gestione del paese, anzi, anche per il nuovo leader è cominciato il culto della personalità che contraddistingue da ormai tre generazioni il regime stanliniano instauratosi nella Corea del Nord. Ad esempio in una parata militare Kim Jong-un è stato presentato alle truppe come “superbo capo del nostro glorioso esercito, il genio dei geni della strategia militare (…)“, sebbene sembri che il nuovo capo delle forze armate non si sia mai interessato dell’esercito, ne tanto meno abbia mai partecipato alla progettazione o attuazione di azioni militari.

Secondo i pochi giornalisti esterni a quelli delle tv di stato sarebbe ormai iniziata continua e martellante la campagna di propaganda per far sostituire il vecchio leader nel cuore della popolazione, con la messa in onda su ogni tg di notizie sulla perspicacia e sulla lungimiranza del figlio di Kim Jong-il, ma specialmente sulla continuità del suo operato con quello del padre e del nonno, ormai divenuti miti ed eroi al limite del divino.

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