Dopo una lunga camera di consiglio, la Corte Costituzionale ha bocciato ieri il “Porcellum“, giudicando incostituzionali i due punti della legge elettorale sottoposti al suo vaglio, ovverosia il premio di maggioranza senza una soglia minima di voti e le liste bloccate, cioè la mancanza delle preferenze. “Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali” scrivono i giudici, che hanno inoltre reso noto che l’efficacia del pronunciamento decorrerà da quando saranno pubblicate le motivazioni, “nelle prossime settimane”. Di fatto, la Corte impone così al Parlamento di fare al più presto la riforma della legge elettorale.
Il pronunciamento della Consulta è arrivato dopo un lungo iter giudiziario, iniziato nel novembre 2009, quando l’avvocato Aldo Bozzi, come cittadino elettore, aveva citato in giudizio la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno davanti al Tribunale di Milano, sostenendo che nelle elezioni del 2006 e del 2008 era stato leso il suo diritto di voto, perchè non si era potuto svolgere nelle modalità previste dalla Costituzione, e aveva poi portato la questione fino in Cassazione, che lo scorso 17 maggio l’ha rimessa alla Corte Costituzionale. Bozzi, oggi, si è detto soddisfatto: “Quattro anni di battaglie andate a buon fine” ha dichiarato. I giuristi sono perlopiù concordi nel ritenere che, fra gli effetti della decisione della Consulta, ci possa essere il ritorno al proporzionale, dal momento che viene meno il premio di maggioranza. Valerio Onida ha spiegato: “Non si torna alla legge precedente (il “Mattarellum”) ma si ha una conferma del proporzionale senza premio di maggioranza”.
Per Gianluigi Pellegrino, invece, “dopo il pronunciamento della Consulta, il Parlamento è delegittimato”, quindi bisognerebbe sciogliere subito le Camere e fare una riforma elettorale ampiamente condivisa, mentre i parlamentari eletti con il premio senza soglia (circa 150 deputati) “sono stati eletti sulla base di una norma illegittima e ora devono essere sostituiti”. Diverse le reazioni politiche alla sentenza della Corte Costituzionale. Per il vicepremier Angelino Alfano, i giudici hanno preso una decisione “ottima. A questo punto non ci sono più pretesti e alibi per alcuno. Si deve procedere con urgenza a cambiare la legge elettorale”. Più cauto il candidato alla segreteria del Pd Matteo Renzi, che teme un ritorno al proporzionale: “Politicamente con questa sentenza cambia poco, ma tecnicamente la legge che torna in vigore è quella prima del referendum del 1993, è quella della prima repubblica. Se vogliono far finire questi vent’anni tornando indietro, mi sembra una scelta discutibile“ ha affermato.
Il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, invece, ha chiesto: “Si torni al Mattarellum, si sciolgano le Camere e si vada al voto. Non ci sono alternative”. Per il capogruppo alla Camera di Forza Italia Renato Brunetta, “La sentenza dichiarando incostituzionale il Porcellum, delegittima politicamente chi oggi siede in Parlamento“, per cui adesso bisogna approvare quanto prima una nuova legge elettorale e poi tornare alle urne. Dal governo, invece, il ministro Gaetano Quagliarello ha affermato: “Attendiamo di leggere le motivazioni. Quanto già emerso autorizza a dire che da domani una riforma complessiva delle istituzioni, che comprenda anche la legge elettorale, è ancora più essenziale”.