Uno dei passi più importanti della tecnologia umana degli ultimi cento, ma in definitiva di tutta l’avanzata umana nella conquista del mondo, è stata la capacità di accumulare le informazioni. Se nell’antichità l’invenzione della carta è stata rivoluzionaria rispetto all’incisione ed alla pittura sulla pietra, per noi il passo decisivo è stato passare dai libri negli archivi ai computer.
Il digitale ha cambiato il nostro modo di vivere e di intendere gli spazi, permettendoci essenzialmente di accumulare molte conoscenze e di avere degli strumenti semplici ed intuitivi per svolgere molti compiti necessari alle nostre incombenze quotidiane. Questo incredibile risultato è stato raggiunto in realtà grazie ad una cosa che non capita quasi mai davanti all’occhio dell’utente finale, ma che non di meno ne è la base: il microchip.
Questo agglomerato di circuiti permette con un linguaggio binario (composto in sostanza solo da 0 ed 1) di accumulare, analizzare e spostare un gran numero di informazioni ed essenzialmente funziona con impulsi elettrici. Un modello che ricorda molto il cervello umano, che in sostanza si propone di imitare, raggiungere e… perché no, di superare.
Un passo in questa direzione potrebbe essere stato fatto grazie ad una tecnica scoperta da ricercatori italiani, i quali avrebbero fatto uno studio che renderebbe possibile “caricare” la luce di informazioni e farle arriva intatte a destinazione senza disperdere il prezioso bagaglio. Se questa tecnica venisse applicata le sue applicazioni potrebbero velocizzare i computer del futuro nella misura in cui un razzo spaziale è più veloce di uomo in corsa!
Rimosso dunque dall’ingegno italiano uno dei principali ostacoli che impediva di utilizzare la più veloce luce al posto degli elettroni per trasportare dati. La porta logica, Cnot (Controlled Not), apre la strada alla realizzazione di computer immaginati fino a poco tempo fa’ solo nella fantascienza: i computer quantistici.