Ha suscitato non poca indignazione, principalmente su blog e siti napoletani, un articolo pubblicato sull’edizione online de Il Foglio di Giuliano Ferrara. L’argomento è l’incendio che ha distrutto, lo scorso 5 marzo, la Città della Scienza nel capoluogo campano. Il pezzo, intitolato “Dovevano bruciarla prima”, è stato scritto da Camillo Langone.
La Città della Scienza si dichiarava eccellenza ma era una poveraccia che non pagava gli stipendi, che non pagava i fornitori, che non pagava nessuno nella migliore tradizione partenopea e parte italiana. E chissà che le fiamme non siano state appiccate (irrazionalmente, ovvio) da qualche creditore inferocito.
Un primo attacco, Langone lo indirizza allo scrittore partenopeo Roberto Saviano:
Come spesso accade il commento più divertente è quello di Sua Pomposità Roberto Saviano: “Mi sento di cenere. Ossa di cenere, pensieri di cenere, cuore di cenere. Come Napoli, che oggi è di cenere”. In “Gomorra” si credeva Malaparte, adesso si crede Plinio il Vecchio, solo che lo scrittore latino in cenere c’è finito davvero, non per metafora. Invece il bestsellerista napoletano prosegue incontinente a cinguettare e in un tweet avanza la facile ipotesi camorra: “Da sempre i clan vorrebbero edificare a Bagnoli”.
Non mancano anche parole pesanti per il sindaco De Magistris e per le lacrime retoriche delle principali autorità politiche campane.
De Magistris ha riesumato lo stile “piezz’ ’e core” di Filomena Marturano: “Oggi migliaia di ragazzi e bambini di Napoli si sono svegliati piangendo per la distruzione di Città della Scienza”. Manco avessero bruciato vivo Babbo Natale. Ce li vedo proprio, i piccoli napoletani, disperarsi per le sorti della scienza….