La Camera ha approvato con 361 voti favorevoli, sette contrari e due astenuti la sesta e ultima lettura del ddl Boschi sulla riforma della Costituzione, che prevede il superamento del bicameralismo perfetto, il ridimensionamento del ruolo del Senato, che non è più eletto a suffragio universale e non dovrà votare la fiducia al governo, la riduzione del numero dei parlamentari e la revisione del titolo V della Costituzione, già approvata in seconda lettura dal Senato a maggioranza assoluta. Tutti i partiti di opposizione, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Sinistra Italiana e Lega Nord, che già erano usciti durante la replica del premier Matteo Renzi, hanno poi nuovamente abbandonato l’Aula, non partecipando al voto. Ora, comunque, in base all’articolo 139 della Costituzione, il disegno di legge, non avendo ottenuto la maggioranza di due terzi dei voti dei componenti di ogni camera, può essere sottoposto a referendum confermativo (senza quorum), che si dovrebbe tenere ad ottobre.
Renzi ha commentato: “Le ragioni del no non sono spiegabili: questa riforma riduce il numero dei politici, delle Regioni, fa chiarezza nei rapporti Stato-Regioni. Il no si spiega solo con l’odio nei miei confronti”. Il presidente del Consiglio si è detto inoltre fiducioso sull’esito del referendum autunnale, sul quale, ha affermato in aula, “questo governo si gioca tutto“, e per il quale lo stesso Pd raccoglierà le firme. Soddisfatto anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che ha scritto su Twitter: “Dopo due anni di lavoro, il Parlamento ha dato il via libera alla riforma costituzionale! Grazie a quelli che ci hanno creduto #lavoltabuona”. Di tutt’altro parere, chiaramente, l’opposizione: per il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, “la Costituzione andava cambiata tutti insieme, Renzi è arrogante“, mentre il capogruppo Renato Brunetta, annunciando che il suo partito non avrebbe partecipato al voto, ha sostenuto che il Parlamento stesso è illegittimo in quanto eletto con una legge che la Consulta ha dichiarato incostituzionale, e pertanto “il voto stesso con cui approviamo questa riforma è lesivo dei valori fondanti della democrazia, trasformandolo in un atto eversivo“.
Il Movimento 5 Stelle aveva annunciato l’ostruzionismo in Aula per far slittare il più possibile il voto finale sul disegno di legge Boschi, ma tali iniziative sono state annullate in segno di lutto per la morte del co-fondatore Gianroberto Casaleggio, mentre Danilo Toninelli, al termine della sua dichiarazione di voto, ha affermato: “Non vogliamo sporcarci le mani con questo obbrobrio, quindi lo lasciamo votare solo a voi”. Il capogruppo della Lega Nord Massimiliano Fedriga, annunciando che il suo partito non avrebbe partecipato al voto, ha spiegato invece: “Non saremo complici di Renzi e del suo governo che usa questo testo, per altro incostituzionale, per fare passerella politica“.
Da Sinistra Italiana, infine, il capogruppo Arturo Scotto ha parlato di “una riforma che pone un uomo solo al comando addirittura al di sopra della stessa Costituzione, che potrà disporre del Parlamento a sua immagine e somiglianza e che riduce lo spazio del pluralismo”. Anche nel Pd, però, Roberto Speranza, Gianni Cuperlo e Sergio Lo Giudice, che guidano le tre correnti di minoranza, hanno scritto una nota congiunta per chiedere al premier di non trasformare il referendum in un “plebiscito” su se stesso o sul governo e di “riaprire il capitolo della legge elettorale della Camera”, auspicando di riprendere il dialogo istituzionale con le opposizioni, in particolare con Sinistra Italiana. La presidente della Camera Laura Boldrini ha invece auspicato “che si sviluppi un confronto pacato, sul merito delle decisioni prese”, considerando “più che mai necessaria un‘informazione puntuale sul contenuto del referendum“.