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Cairo, in piazza Tahrir 300 feriti e colonne di fumo

Cairo, in piazza Tahrir 300 feriti e colonne di fumo

Purtroppo oggi si è scatenata una escalation in piazza Tahrir come non si è visto neanche durante le contestazioni a Mubarak. Ci sarebbero stati almeno 300 feriti, incerte le fonti su eventuali morti, sembrerebbe che le vittime siano 8 per ora. Dense nuvole di fumo sono state avvistate in tutta la capitale egiziana provenienti dalla piazza, che sarebbero frutto dell’incendio appiccato alle tende dei militari mandati a presidiare la piazza. Critico sulla gravità della situazione il premier Kamal El Gazouri durante una conferenza stampa convocata a causa degli scontri.

Secondo El Gazouri ciò che è avvenuto e sta avvenendo in piazza Tahrir: “non è una rivoluzione, ma un attacco all’Egitto. In piazza non ci sono i giovani della rivoluzione, ma dei sovversivi che vogliono far cadere il paese in uno stato confusionale che proprio non può permettersi“. Ignora, o forse fa finta di non sapere, che le contestazioni sono dirette principalmente a lui, che viene accusato di essere l’ennesimo segno di continuità con il vecchio regime, in quanto El Garouri sarebbe stato premier sotto Mubarak dal 1996 al 1999. 

I manifestanti hanno combattuto ancora una volta con ogni mezzo a loro disposizione, principalmente pietre, lanciate per spezzare i cordoni delle forze armate che volevano impedire alla folla di entrare in piazza. I soldati hanno risposto con manganellate e cannoni ad acqua.

Dallo scorso 25 novembre sarebbe centinaia gli egiziani che protestano contro l’elezione del premier, ma i vertici egiziani si dimostrano ancora una volta sordi agli appelli della popolazione e la violenza rischia di raggiungere i livelli di una guerra civile per il timore che tutto il percorso fatto fino ad oggi si sia trasformato solo in una messa in scena della giunta militare, che mantiene saldamente il potere anche adesso da dietro le quinte.

Silenziose le forze della comunità internazionale, che al momento sembrano troppo impegnate con la questione siriana per potersi occupare dell’Egitto, che pure rischia di scivolare in una situazione tristemente similare a quella del paese angariato da Bashar Assad.

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