Ormai la situazione al Cairo è sfuggita di mano e checché ne dica il premier Kamal El Ganzouri, vicino agli ambienti della giunta militare alle spalle anche dell’ex premier Mubarak, la democrazia in Egitto continua a latitare. C’è una barriera che divide profondamente chi governa e chi rappresenta in queste manifestazioni in popolo egiziano. Alla fine il bilancio di ieri è cresciuto e siamo passati dagli 8 morti e 300 feriti a 10 morti e 600 feriti per Piazza Tahrir.
Secondo i giornalisti sarebbero state inoltre sequestrate dai militari le telecamere appostate nei dintorni della piazza, ma anche allontanate le ambulanze pronte a soccorrere i feriti. Effettuato quindi anche lo sgombero dei sit-in di protesta sarebbe avvenuto senza tentare alcuna negoziazione, ma semplicemente caricando in massa, travolgendo, secondo quanto riportato da televisioni arabe e britanniche, perfino bambini e donne incinte.
Nonostante ciò i manifestanti sono tornati lo stesso in piazza, radunandosi di fronte alla sede del Consiglio dei ministeri, dove alcuni avrebbero tentato di appiccare un incendio, venendo però dispersi in tempo dalla polizia. Non è ancora stato stimato il numero di arresti, che potrebbe arrivare a più di mille persone in un solo giorno.
Nel caos è stato aggredito anche lo scrittore Al Aswani, noto anche in Italia per i suoi romanzi “Palazzo Yacoubian” e “Chicago“. Il letterato è stato aggredito da estremisti pro-governativi, che avrebbero tentato di impedirgli di dire la sua in un’intervista ad una rete francese.
In tutto ciò continuano a rimbombare le vuote parole di Kamal El Ganzouri, il premier accusato di aver già ricoperto un ruolo sotto Mubarak e quindi di essere un elemento di continuità troppo forte per poter essere accettato dalla rivoluzione. Questi continua ad insistere che è in atto una controrivoluzione contro l’Egitto.
“Non condanno nessuno, ma nessuno della polizia e dell’esercito è intervenuto contro i manifestanti. Ci sono infiltrati che non vogliono la pace in Egitto” ha detto il premier mentre in piazza ancora il numero di morti e feriti aumentava “costoro che appaiono nelle televisioni non sono dei rivoluzionari per la libertà, ma dei teppisti che non vogliono la pace per l’Egitto. I manifestanti pacifici non verranno assolutamente presi di mira da polizia ed esercito, ma chi ha sbagliato sarà arrestato e sottoposto al pieno rigore della legge”.
Intanto ha già fatto il giro del mondo l’inizio della costruzione di un muro attorno alle sedi del governo, per proteggerne i membri e salvaguardarne l’operato da eventuali attacchi della folla. Adesso si può dire che esiste davvero una barriera fra chi governa l’Egitto e chi ne rappresenta la popolazione.