Il Comando generale dell’Arma dei carabinieri ha inviato esperti del Ris di Roma, la scientifica dei carabinieri, una task force investigativa del Ros, composta da 11 carabinieri effettivi al reparto “Crimini violenti”, e 50 uomini per rafforzare il dispositivo territoriale, in modo da cercare di far luce sull’attentato di Brindisi, che ha causato la morte di una giovane studentessa, Melissa Bassi.
Il Procuratore Dinapoli ha spiegato che chi ha premuto il telecomando lo ha fatto ad una distanza di sicurezza che però gli consentiva di vedere la scena. Quanto all’innesco, invece, il procuratore ha sottolineato che l’ipotesi più probabile è quella di un meccanismo cosiddetto volumetrico, ovvero che si attiva al passaggio di qualcuno. L’ordigno sarebbe stato dunque azionato in precedenza e si sarebbe innescato nel momento del passaggio delle prime ragazze.
“Potrebbe essere il gesto di una persona che si sente in guerra con tutto il mondo o che si sente vittima del mondo. Potrebbe trattarsi anche di una persona che tende a creare una tensione sociale, con una ideologia”, ha aggiunto il procuratore capo Marco Dinapoli ai giornalisti durante una conferenza stampa che si è tenuta nella sede del Tribunale per illustrare i risultati a cui hanno condotto le prime indagini volte a scoprire le cause della tragedia dell’esplosione dinanzi al “Morvillo-Falcone” di Brindisi.
Il cassonetto all’interno del quale sarebbe stato posizionato l’ordigno: “È possibile che sia stato spostato al ridosso dell’avvenimento. Non era così grande e quindi poteva essere spostato da un uomo solo” ha aggiunto Dinapoli, che poi ha rivelato: “A quanto mi dicono gli artificieri, l’ordigno usato non è di difficile preordinazione ma richiede una certa conoscenza dell’elettronica”.
Ricordiamo che in Procura erano stati interrogati due uomini i quali, senza presenza dei rispettivi avvocati, hanno fornito alibi e hanno poi potuto allontanarsi senza che alcun provvedimento sia stato preso nei loro confronti.