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Bossi insulta Napolitano: “Terùn”

Bossi insulta Napolitano: “Terùn”

Eccola, ci risiamo. La Lega, non va in ferie. Nonostante la lunga vacanza del Parlamento, non perde occasione per manifestare il suo dissenso in maniera a dir poco esuberante nei confronti del governo Monti e di chi lo spalleggia. L’opportunità è stata offerta nella tarda sera di ieri, in un comizio alla Berghem Frecc, la manifestazione provinciale del carroccio ad Albino, in provincia di Bergamo.

Sul palco erano presenti, oltre ovviamente il leader Umberto Bossi, gli altri due ex ministri leghisti Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Insulti, fischi e ironie. Al comizio va in scena il peggio della Lega, intenta a rinverdire agli occhi dei militanti l’immagine della vecchia Lega dura e ribelle.  Obiettivi dello stato maggiore del Carroccio il premier Mario Monti ma soprattutto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, colpevole di aver fatto nascere il governo dei professori e di aver spinto per le celebrazioni dei  150 anni dell’Unità d’Italia.

Il leader del carroccio è a dir poco scatenato: “Abbiamo subito anche il presidente della Repubblica che è venuto a riempirci di tricolori, sapendo che non piacciono alla gente del nord, Monti è stato voluto e messo lì dal presidente della Repubblica, non ce ne dimenticheremo”. Quando qualcuno gli ricorda le origini di Napolitano, Bossi chiosa: “Non sapevo che l’era un terùn”. Non contento ha continuato ad offendere la massima autorità dello Stato. Ha infatti  chiesto ai militanti che gremivano il palazzetto di Albino di “mandare un saluto al presidente della Repubblica”: è partita una lunga serie di fischi, proseguita con un gruppo di leghisti che dal fondo ha aprrofittato della situazione per lanciare offese verso Napolitano e Monti.

Bossi ha proseguito criticando senza mezzi termini l’attuale presidente del Consiglio e il suo predecessore: “Di danni ne stanno facendo Monti e il suo fedele alleato Berlusconi, facendo tutto quello che dice la sinistra. Questo Monti non capisce niente, non è riuscito a creare un solo posto di lavoro, era molto meglio mettere un imprenditore che non un professore che nelle commissioni fa lezioni di economia che non funzionano». Ha concluso il suo intervento con l’ovvio richiamo alla secessione: “anche un cretino capirebbe che se aumenti le tasse la gente ha meno soldi e si produce di meno. È il Nord che deve pagare per un’Italia che non abbiamo voluto, noi dobbiamo andare a Milano a confermare che, con le buone o meno buone, Padania sarà: adesso ci siamo rotti.”

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