La bozza della Legge di Bilancio 2022, approvata dal Consiglio dei Ministri questo 28 ottobre, proroga al 2025 il superbonus edilizio 110%, anche se con alcune modifiche, e al 2024 il bonus ristrutturazioni, l’Ecobonus, il bonus mobili e il sismabonus – tutte misure che ora passano all’esame del Parlamento. (passaggio completamente modificato per renderlo aggiornato)
Ne parliamo con l’esperto lametino Pietro Greco, la cui azienda di consulenza – oltre all’imprenditoria, le società finanziarie e i fondi di investimento – affianca i propri assistiti anche nel campo del recupero e della valorizzazione di immobili, storici e non, per il miglior uso del bonus ristrutturazioni.
Bonus ristrutturazioni – una misura che ha riscontrato un discreto successo: farebbe bene il Governo a prorogare questi strumenti?
Sicuramente l’intenzione di prorogare questi strumenti è una buona notizia per il nostro territorio – e, quando parlo di territorio, non mi riferisco solo a quello calabrese. Sarebbe un’opportunità preziosa per la valorizzazione dell’intero patrimonio storico, paesaggistico e culturale italiano, per la riqualificazione ambientale ma anche sociale ed economica, che permetterebbe alla popolazione di giovarne in termini sia di bellezza, sia di sicurezza.
Le stesse Associazioni di categoria sostengono la proroga di questi strumenti, poiché il rinnovo dei tempi consentirebbe a istituti di credito, proprietari di immobili e imprenditori dei margini di programmazione più ampi e di completare i lavori anche quando c’è una scarsa liquidità finanziaria e una prospettiva di reddito lontana. Va detto anche che i tempi burocratici dovrebbero diminuire, per rendere i processi più efficienti e far sì che queste misure possano essere valorizzate al massimo – anche per rispetto nei confronti dei contribuenti, se pensiamo che è di soldi pubblici che parliamo.
Per la Calabria, terra di storia e bellezza ma anche di sempre più frequenti crolli come quelli di Cosenza e Reggio, questi strumenti sono sufficienti?
Sicuramente non da soli, poiché affianco a strumenti di tipo tecnico c’è bisogno di un sostegno anche a livello amministrativo. Per fare un esempio, pensiamo ai vincoli paesaggistici che limitano l’intervento nei Centri storici: chiunque abbia voglia di investire viene scoraggiato dalla burocrazia, e spesso ci rinuncia.
Allargando un po’ la visuale, quali invece potrebbero essere gli strumenti per cominciare a risolvere il problema delle “cattedrali nel deserto”, in una Calabria dove, per le opere superiori ai 20 milioni, s’impiegano in media 11 anni?
Bisognerebbe, a mio parere, rendere più efficiente il Codice degli appalti, quindi intervenire a livello nazionale. Il Codice è molto complesso e legato a una burocrazia lenta, che rende farraginose tutte le opere importanti. Lo stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi ha proposto di riformarlo, per semplificare i processi e renderli più funzionali: vedremo se le nuove regole sul subappalto introdotte dal Decreto Governance PNRR e Semplificazioni produrranno gli effetti auspicati.
La ricostruzione del Ponte Morandi non ha utilizzato il Codice, e questo ha fatto sì che il progetto fosse stato chiuso in soli 20 mesi tra l’assegnazione dell’appalto e l’inaugurazione, superando regole, procedure e lungaggini: un esempio concreto di come agire con tempi drasticamente ridotti sia possibile.
Tornando ai bonus ristrutturazioni: un primo passo sulla strada giusta?
Sicuramente un punto di partenza importante che, assieme agli altri strumenti, consentirà alle aziende di creare posti di lavoro e di rendere le strutture sicure e sostenibili – valorizzando così non solo gli immobili ma anche il territorio e mettendo in moto l’intera economia, considerato l’impatto rilevante come PIL che il settore delle costruzioni ha.
Per quello che mi riguarda, un motivo di grande soddisfazione personale e professionale, laddove la mia azienda – Star Building And Management – è riuscita a strutturarsi e avviare così bene l’attività di consulenza da essere tra le prime in Italia a cogliere l’opportunità del bonus sisma per la ristrutturazione degli edifici storici. Che, poi, è l’unica richiesta della “Calabria per bene”: poter lavorare, investire, preservare e crescere grazie a tutte le capacità, le maestranze e l’eccellenza che questa terra sa essere e sa dare.