L’ipotesi di un Governo Dini, come proposto da Silvio Berlusconi, non sembra trovare molto consenso, ma il premier uscente non sembra essere sicuro dell’esclusione di queste ipotesi e risponde sibillino alla stampa: “Dini? Ne abbiamo già parlato“. Ad ogni modo Berlusconi rivendica il proprio ruolo nella scelta di chi guiderà il paese per il tempo necessario alle riforme economiche e per lo sviluppo. Spiega quindi che la “golden share” sul candidato spetta comunque a lui che rappresenta la forza parlamentare più numerosa. Questo azzera in pratica le possibilità d’incontro per un governo Monti e riapre il dibattito.
Nel frattempo Mario Monti, economista e professore, è arrivato nell’aula dove d’ora in poi avrà la veste di senatore a vita. L’ipotesi che reggesse lui il governo sembrava mettere d’accordo tutti, tranne forse lo stesso Berlusconi. Questo per via della professionalità e rispettabilità durante la sua carriera, ma specialmente un profilo molto poco politico nei confronti delle misure da approntare per l’emergenza economica ed anzi un modo di vedere improntato ad un realismo bipartisan che avrebbe messo tutti d’accordo. Oggi Monti partecierà alle votazioni sul ddl Stabilità, che rappresenta l’ultimo atto del Governo Berlusconi.
Bersani ha spiegato la posizione mantenuta dal Pd, cioè che il nuovo governo dovrà avere un “forte profilo tecnico” in quanto i partiti adesso devono escludere quegli “egoismi di parte e di persone. Se la politica non fa questo vuol dire che non ha capito quello che sta succedendo“. Con queste parole Pier Luigi Bersani interviene al programma “la telefonata” su Canale 5. Il segretario del Pd ha inoltre evitato di sbilanciarsi sul tempo in cui durerà il governo tecnico: “bisogna vedere la missione e come riesce a risolvere i problemi“.
Anche Maurizio Lupi, vice presidente della Camera, ha voluto sottolineare sul “Corriere della Sera” che: “tutte queste ipotesi sono legittime e contengono pro e contro: elezioni subito, oppure governo di emergenza nazionale. Credo che la strada miglio sia oggi la seconda. Le condizione devono però essere chiare: ne ribaltone ne inciucio, ci vuole un governo che abbia come programma i 39 punti messi in agenda dall’Europa”.