Sono ore frenetiche quelle che si susseguono in questi giorni per il Pdl e la maggioranza in generale. Dopo l’accordo con Bossi, che ha dato la sua benedizione per continuare fino al 2013, Berlusconi se la vede con quelli del suo partito definiti “malpancisti”.
Dopo la mancata approvazione dell’articolo 1 del rendiconto dello Stato la fiducia era un atto inevitabile e sebbene le opposizioni siano caute sulla possibilità di un crollo in questa occasione il rischio c’è ed è anche piuttosto concreto. Per scongiurare questo rischio il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sta procedendo nella sua scaletta di incontri con i rappresentanti del Pdl e della Lega per assicurarsi il pieno supposto della maggioranza. Ieri arriva l’ok di Bossi, convinto ancora una volta ad andare avanti, questa mattina è il turno dei “malpancisti”, ossia quelli del suo stesso partito che hanno aspramente criticato l’operato del governo nelle ultime settimane.
Negato un incontro con Scajola, il quale viene definito dal premier: “un membro importante del Pdl, ma specialmente un amico ed una persona di cui posso fidarmi senza bisogno di chiacchiere inutili”. Accantonata con decisione anche l’ipotesi di un allargamento ai centristi, ammoniti quei parlamentari della maggioranza che si sono fatti irretire da quest’idea con l’invito a valutare quanto si ci può fidare di Casini e delle sue garanzie.
Secondo gli esperti il rischio del voto di fiducia di oggi non sarebbe tanto la sfiducia al governo, quanto una maggioranza così striminzita da non soddisfare Napolitano, il quale in questa occasione deve accertarsi che i cosiddetti “atti dovuti”, come il rendiconto dello Stato, possano essere approvati tranquillamente dal governo. Insomma il Presidente della Repubblica deve potersi accertare che gli strumenti parlamentari per la governabilità del paese siano solidi.
Berlusconi comunque insiste: “non ho alcuna intenzione di mollare, se vogliono mandarmi via che votino la sfiducia, altrimenti avanti fino al 2013″. Altro nodo importante che Berlusconi dovrà risolvere prima del voto è l’insofferenza di molti parlamentari verso il ministro Tremonti, il quale con i suoi tagli agli altri ministeri ha messo spesso in difficoltà i suoi colleghi, che hanno fatto più volte dichiarazioni alla stampa non esattamente lusinghiere nei suoi confronti.