Il professor Mario Monti non è neanche entrato a Palazzo Madama che già tutti si beccano sul suo eventuale ruolo nel governo tecnico che si profila all’orizzonte in questi giorni. Lui è sembrato indifferente a tutte le chiacchiere sul suo conto e si è recato dal Presidente del Senato Renato Schifani, che lo ha ricevuto all’ingresso insieme al segretario Generale Elisabetta Serafin onde accompagnarlo ed iniziarlo al suo nuovo incarico di senatore a vita.
Berlusconi dal canto suo se ne disinteressa completamente, anzi boccia le ipotesi di vederlo a capo dell’esecutivo tecnico e si concentra dapprima sull’approvazione del maxi emendamento sulla Legge di Stabilità, poi sul chiarire che lui ancora non è seppellito ed ha ancora qualcosa da dire su chi governerà al suo posto, visto e considerato che è comunque a capo della forza parlamentare più ampia e che in Senato ha ancora la maggioranza.
Proprio in Senato è approdato il testo, dove verrà esaminato ed approvato, si spera, il prima possibile. La Commissione Bilancio di Palazzo Madama è sembrata voler essere all’altezza dell’appello lanciato dal presidente Napolitano riguardo “all’essere altezza della grave situazione dei nostri tempi” e sul dare “dei chiari segnali all’Unione Europea e quindi ai mercati”.
Il clima di collaborazione istituzionale e convergenza per la crisi ha però vacillato ben presto, per cui è iniziata un’aspra polemica sul provvedimento, infilato nel maxi emendamento, che prevederebbe l’abolizione del catalogo nazionale delle armi da sparo. Questo era un vecchio intento della Lega Nord (legato alle presunte arie rivoluzionarie di cui il partito padano si vantava fino a pochi anni fa’), che non ha rinunciato ad usare questi ultimi momenti al governo per fare i suoi comodi. Ormai è infatti noto che fino alle nuove elezioni la Lega diverrà opposizione, non considerando l’esecutivo tecnico qualcosa di veramente democratico.
La norma ha fatto crollare i ponti tesi fra maggioranza e Pd, a sua volta in accordo con l’allarme dell’Associazione funzionari di Polizia (Anfp) secondo cui così si permetterebbe una sostanziale “liberalizzazione del commercio delle armi più pericolose in Italia.” Ma non solo questo ha mandato in tilt i politici in parlamento, è infatti scoppiata una querelle riguardo al rifinanziamento di 150 milioni di euro sulla soprannominata “legge mancia“, ossia il fondo per la ricostruzione dei piccoli comuni. Sulla norma l’ex maggioranza ed opposizione non hanno saputo trovare un accordo riguardo a tanti piccoli dettagli, che insieme hanno fatto riesplodere le polemiche.