La violenza è letteralmente esplosa di nuova ad Homs, dove le forze militari filo-governative hanno nuovamente attaccato i civili, uccidendo almeno 19 persone, ma che in realtà potrebbero essere molte di più visto che fonti non confermate hanno detto di aver visto decine di corpi nell’Ospedale Nazionale.
La città di Homs si trova nel centro della Siria ed è la terza città più grande del paese. Gli scontri ufficialmente non sarebbero riconducibili alle forze governative, ma gli attivisti hanno denunciato che i morti sono stati apparentemente solo ribelli al sanguinario regime di Bashar Assad. Secondo il governo Siriano sarebbero emerse delle già preesistenti tensioni inter religiose fra le due confessioni: quella della maggioranza, ossia la sunnita; e quella minoritaria detta “alawita”.
I 19 morti sarebbero però effetto del bombardamento che continua ormai da giorni da parte dei carri armati sul quartiere di Bab Amro, dov’è si era registrata una forte presenza dei contestatori del dittatore siriano. Secondo l’opposizione clandestina non c’è alcun segno che le truppe stiano lasciando le città sotto assedio per reprimere la rivolta, come invece vorrebbe l’accordo di ieri fa Siria e Lega Araba, che era stato siglato per mettere fine agli scontri dovuti agli ormai sette mesi di protesta contro il regime di Assad.
Le autorità siriane continuano però a fare orecchie da mercante e dichiarano sfacciatamente alle Nazioni Unite che le violenze sono causate dalle stesse bande armate che il governo cerca di contrastare, che sarebbero milizie di derivazione islamica e che avrebbero ucciso almeno 1100 fra militari e poliziotti.
Purtroppo quindi all’indomani dei festeggiamenti per l’iniziativa della Lega Araba, i membri dell’opposizione hanno dovuto constatare ancora una volta quanto la parola del dittatore sia di poco valore. Oltre ad i bombardamenti continuano le operazioni di rastrellamento dei dissidenti, i quali verrebbero presi casa per casa e purtroppo la loro sorte non è rilevabile come quella dei morti a causa dei cannoni.