Una perizia disposta dal Tribunale di Pavia, nell’ambito di un nuovo incidente probatorio, ha portato una potenziale svolta nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, avvenuto 18 anni fa. La genetista Denise Albani, perita nominata dal GIP, ha stabilito una “piena concordanza” tra le tracce di DNA trovate sotto le unghie della vittima e il profilo genetico di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, attualmente indagato nella nuova inchiesta.
Cosa succede sul caso Chiara Poggi?
Questo tipo di compatibilità è stata confermata da una analisi biostatistica, una tecnica più avanzata e non disponibile durante le prime indagini e il processo che portò alla condanna definitiva di Alberto Stasi. Approfondendo ancora di più la questione è quindi emerso in primis tale compatibilità, con il materiale genetico analizzato che risulta essere sovrapponibile con il DNA della linea maschile (aplotipo Y) della famiglia Sempio.
Altro elemento da non sottovalutare sono i marcatori, infatti questa nuova analisi ha identificato 12 marcatori su 16 previsti, una quantità ritenuta sufficiente per una comparazione, sebbene non assoluta per determinare con certezza l’identità dell’individuo. Sono però delle conferme con quanto avvenuto con le conclusioni precedenti del consulente della Procura di Pavia e di quello di Alberto Stasi, che avevano portato alla riapertura dell’indagine.
C’è però del materiale aggiuntivo, infatti sotto le unghie della vittima è stata rilevata anche una traccia molto minore e non definita di un secondo profilo genetico. La perizia definitiva di Denise Albani, genetista della polizia scientifica, sarà depositata a inizio dicembre e verrà discussa in Tribunale il 18 dicembre. Chiaramente, con questi nuovi elementi, la posizione di Andrea Sempio si complica a seguito di questa perizia. Tuttavia, i consulenti tecnici della difesa di Sempio, Armando Palmegiani e Marina Baldi, hanno espresso forti riserve sulla rilevanza del dato.
Dal canto loro non sussiste una forza statistica chiara ed evidente, con gli esiti che non risultano essere particolarmente forti, proprio a livello statistico. Altro aspetto su cui sta lavorando la difesa è la qualità del DNA. I difensori di Sempio hanno infatti sottolineato che il DNA in questione è “degradato, parziale, misto e non consolidato”.
Hanno inoltre sollevato l’ipotesi di un possibile “trasferimento” del profilo genetico da un oggetto, escludendo un “contatto diretto” con la vittima. Sulla stessa linea sono i consulenti della famiglia Poggi, che ritengono il risultato “non attendibile” scientificamente. Essi sostengono che il DNA, già dichiarato “non consolidato” e non comparabile in precedenti analisi del 2014, non possa avere validità scientifica per una valutazione biostatistica attuale.







