E’ polemica tra il premier Matteo Renzi e l’Anm, all’indomani della nuova inchiesta della Procura di Firenze sulle tangenti sulle grandi opere. Il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli, infatti, commentando la nuova indagine a Unomattina, ha affermato: “Uno Stato che funzioni dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo di legalità”, mentre in Italia è successo il contrario, ossia “i magistrati sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati”. Sabelli ha fatto riferimento in particolare a diversi interventi legislativi che avrebbero favorito i corrotti, iniziati ai tempi di Tangentopoli per arrivare nel 2002 “alla depenalizzazione del falso in bilancio e nel 2005 alla prescrizione“.
Renzi, intervenendo alla cerimonia inaugurale dell’anno accademico della Scuola superiore della Polizia, ha duramente replicato alle parole di Sabelli, dicendo: “Sostenere che lo Stato dà gli schiaffi ai magistrati e le carezze ai corrotti è una frase falsa che fa male. Quando si parla delle istituzioni lo Stato non dà gli schiaffi ai magistrati, sostenere questo avendo responsabilità istituzionali è triste. Questo governo intende combattere perché ci sia uno Stato di pulizia, non uno Stato di polizia“. Nell’inchiesta di ieri, intanto, sono quattro le persone finite agli arresti: l’ex super-dirigente dei lavori pubblici Ettore Incalza, l’imprenditore Stefano Perotti e, ai domiciliari, Francesco Cavallo e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza. Secondo l’accusa, il super-dirigente trovava le grandi opere da finanziare, come quelle dell’alta velocità, dell’Expo e alcune autostrade, come la Salerno-Reggio Calabria, quindi imponeva alle imprese vincitrici degli appalti il nome del direttore dei lavori.
L’inchiesta ha un significativo risvolto politico dal momento che, secondo i magistrati, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi sarebbe strettamente legato a diversi personaggi coinvolti, tra cui lo stesso Incalza, e avrebbe ricevuto alcuni regali da tali personaggi, come abiti di sartoria, mentre Perotti e la moglie avrebbe regalato al figlio Luca Lupi per la laurea un Rolex da diecimila euro, e lo avrebbero aiutato ad ottenere un lavoro all’Eni da duemila euro al mese. Le opposizioni chiedono ora le dimissioni del ministro Lupi, e Movimento 5 Stelle e il gruppo di Sel alla Camera hanno già presentato una mozione di sfiducia, mentre la conferenza dei capigruppo del Senato ha deciso all’unanimità che il ministro dovrà riferire in Aula.
Anche per il segretario della Lega Nord Matteo Salvini “Lupi non può continuare a fare il ministro“, ma la Lega intende presentare una mozione di sfiducia nei confronti di Angelino Alfano, anche come leader del Nuovo Centrodestra, il partito di Lupi. Il sottosegretario Graziano Delrio, in serata, ha lasciato ipotizzare che il ministro avesse intenzione di dimettersi, affermando: “Lupi non è indagato, i fatti non sono tutti a nostra conoscenza. E’ chiaro che ci sono valutazioni politiche che si faranno ma ci vuole un po’ più di contezza delle carte. Poi c’è una valutazione che spetta al singolo e credo sia in corso una valutazione da parte del ministro“. Lupi, per ora, non ha però intenzione di dimettersi, e ha spiegato di provare “soprattutto l’amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa“.