In Libano esiste il reato di omosessualità, ma non tutti forse sanno che esiste, addirittura, un test per scoprire chi non rispetta la legge. Sabato scorso, decine di persone hanno manifestato davanti ad un tribunale a Beirut contro i cosiddetti “test anali“, test eseguiti su chi è sospettato di essere omosessuale. Secondo l’articolo 534 del codice penale libanese, infatti, le relazioni “contro la legge e contro la natura” sono illegali e, dunque, punibili con la reclusione fino ad un anno.
Lo scorso 28 luglio, la polizia del Libano ha, persino, fatto una retata in un cinema di Beirut, obbligando i presenti – 36 uomini – a sottoporsi al test anale per scoprire il loro orientamento sessuale. Per questa ragione, il gruppo arabo per i diritti di gay, lesbiche e transgender “Helem” ha deciso di organizzare la manifestazione che si è tenuta, sabato scorso, “contro questi test della vergogna, vaginali o anali“. Il Libano non è nuovo ad usanze del genere, dato che ci si è battuti anche contro il “test di verginità“, a cui vengono sottoposte le donne.
Adesso, Helem vuole una dichiarazione da parte del Ministero della Giustizia, che affermi che i test anali “devono essere, assolutamente, proibiti e puniti dalla legge“. Dello stesso parere è anche l’ordine dei medici libanese dato che questi test, effettuati tramite una sonda anale, non hanno nessun valore scientifico per poter scoprire eventuali rapporti sessuali avvenuti fra persone dello stesso sesso.
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