Il terremoto in Emilia Romagna sembra non fermarsi più, la riprova sotto gli occhi di tutti è la nuova terribile scossa delle 21.20 di ieri sera, magnitudo 5,1 l’ennesima di una lunga serie che pare non volersi interrompere. La domanda resta sempre la stessa quanto ancora durerà? “C’è chi dice due mesi, chi una settimana e chi parla di anni. La verità è che nessuno può dirlo con certezza. Sappiamo solo che prima o poi l’energia disponibile finirà”. Così Enzo Boschi, docente di sismologia all’università di Bologna ed ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, intervistato in queste ore da “La Stampa”. “Anche andare a vedere i precedenti storici serve fino a un certo punto – sostiene – ogni scossa modifica il sottosuolo e quindi ogni scossa successiva, anche se avviene sullo stesso territorio è imprevedibile. La cosa più importante è che le persone colpite da queste ultime scosse, per quanto in difficoltà, sono al sicuro”.
Quanto alla scossa di ieri sera Boschi aggiunge: “Ad ogni scossa corrisponde una frattura diversa ma si tratta di un unico fenomeno. Se prendessimo una mappa e guardassimo le fratture degli ultimi giorni si vedrebbe chiaramente l’azione in atto. Si sta liberando l’energia accumulatasi in secoli nella spinta biodinamica da Sud a Nord verso le Alpi. Questa lunga sequenza di scosse ci di ce che si tratta di un sistema non omogeneo. Comunque – spiega – è meglio avere una lunga sequenza di scosse minori piuttosto che un’unica frattura di potenza devastante”.
Di sicuro i fatti tendono ad escludere l’ipotesi che a una prima scossa ne seguano altre minori fino alla progressiva attenuazione del fenomeno: il 20 maggio fu raggiunta una magnitudo di 5,9, quindi il 29 maggio 5,8 e ieri 5,1, valori troppo alti per delle scosse che dovrebbero essere d’assestamento, altra ipotesi è che la terra continui a tremare per altre settimane o mesi attenuando progressivamente l’intensità del rilascio violento di energia. Terza ipotesi è che il fenomeno di degradazione progressiva duri molto più tempo. Nel 1570 un terremoto intorno al 6° grado di magnitudo distrusse buona parte della città di Ferrara con fenomeni che pur riducendosi gradualmente durarono per quattro anni.
Di certo c’è solo che il terremoto è causato dall’Appennino che spinge la Pianura padana verso le Alpi, per il resto bisogna basarsi solo sulle supposizioni, davvero poca cosa per le povere popolazioni costrette a convivere con il sisma.