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Napoli: 60 cani morti in riva al lago

Napoli: 60 cani morti in riva al lago

Inquietante scoperta nel napoletano. Almeno 60 carcasse di cani sono state ritrovate,  annegate in un lago. La triste scoperta è stata fatta  nel lago di Frezza a Marigliano, in provincia di Napoli, in un’area isolata dei Regi Lagni, nei pressi di via Nuova del Bosco, molto vicina alle zona industriale sita tra  Acerra e Marigliano. Sono cani di tutte le razze, anche di grossa taglia, il più piccolo è un meticcio, il più grande è un pastore tedesco.

Il triste ritrovamento però non è frutto del caso. Infatti la segnalazione è stata fatta da alcuni abitanti alla redazione di  “Striscia la notizia”, la  quale a sua volta ha girato la segnalazione ai vigili.

Ogni ipotesi è ancora al vaglio degli inquirenti. Infatti per il momento, l’unica cosa cera è che i cani sono stati ritrovati senza il microchip che serve a rintracciare i proprietari. Una mancanza che apre la strada a qualsiasi ipotesi macabra sull’accaduto. La vicenda, è seguita dall’Aida, Associazione italiana difesa animali ed ambiente. Gli animalisti hanno già fatto sapere che lunedì presenteranno un esposto alla Procura della Repubblica di Nola.

Per l’Associazione, questo cimitero a cielo aperto di cani può avere varie ipotesi: “Potrebbe trattarsi di un caso di smaltimento illegale di cani soppressi legalmente  e poi gettati nel lago per intascarsi i soldi che i proprietari hanno versato per la loro cremazione. Ma visto che negli anni scorsi nel napoletano si era parlato di un rito usato dalla camorra per testare il coraggio dei nuovi affiliati i quali venivano sottoposti a una prova che prevedeva l’uccisione e lo sgozzamento dei cani, quello scoperto a Marigliano potrebbe anche essere il cimitero dove sono stati buttati i cani sgozzati dagli affiliati alla camorra”.

Ma, oltre queste due ipotesi, c’è anche un’altra possibilità, fanno sapere gli animalisti. Infatti, il “cimitero” potrebbe nascondere un traffico internazionale di cani, ai quali venivano applicati microchip di cani rapiti. I cani venivano poi ammazzati, per recuperare il microchip.

L’esposto che presenterà l’Aidaa sarà proprio concentrato soprattutto su queste tre inquietanti possibilità.

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