La spesa militare americana è sicuramente la voce più importante del bilancio che la Casa Bianca deve ogni anno approvare, ma, specialmente per via dell’intransigenza della destra, nessun governo americano ha mai operato dei veri e propri tagli alla spesa bellica, questo fino ad oggi.
Sarà che la campagna elettorale è ormai entrata nel vivo, sarà che di soldi lo stato americano ha proprio bisogno, ma il risultato è di quelli che lasciano di stucco un bel po’ di gente negli Stati Uniti. Barack Obama ha infatti puntato i piedi e deciso dei notevoli tagli sul settore militare, che verranno annunciati in settimana dal suo segretario alla Difesa Leon Panetta.
La mannaia cadrà lenta, ma inesorabile. Per cui il piano di austerity sarà decisamente drastico: si parla di 450 miliardi di dollari da prelevare dal salvadanaio dell’US Army entro i prossimi 10 anni, con una riduzione dell’8% sul bilancio del Pentagono. Già nei primi 5 anni verranno tolti ai militari ben 260 miliardi di dollari.
La mossa è decisamente da fine “stratega“, infatti Obama in questo modo non solo incassa un bel po’ di denaro per riassestare l’economia del suo paese, ma continua a perpetuare la sua immagine di pacifista, sull’onda dell’ormai definitivo ritiro delle truppe dalla missione in Iraq voluta dal suo guerrafondaio predecessore George W. Bush.
L’obiettivo dei democratici è però ancora più radicale, se infatti si superassero le resistenze dei repubblicani, fatto per cui sarebbero decisive le presidenziali di novembre, i tagli nei prossimi dieci anni potrebbero arrivare addirittura a 1.000 miliardi di dollari, cioè il 17% in meno rispetto ad oggi. Quest’operazione non è così infattibile come vociferano alcuni, anche perché simili tagli furono operati anche alla fine delle guerre di Vietnam e di Corea, per cui la fine del conflitto iracheno dovrebbe permettere agli Stati Uniti di concedersi un tale disarmo.
Se si raggiungesse questi livelli si ritornerebbe probabilmente allo stadio precedente all’11 settembre 2001, con un abbassamento delle truppe totali da 570.000 a 483.000 uomini, riducendo le portaerei da 11 a 10, sebbene ciò venga considerato dai vertici militari un grave errore, in quanto con il rafforzamento della Cina nel Pacifico e le attuali tensioni con l’Iran potrebbe essere grave mostrarsi “deboli”.