E’ di quasi 140 morti e oltre 300 feriti il drammatico bilancio degli attentati compiuti ieri da un gruppo di kamikaze nelle moschee di al-Badr e al-Hashahush, nel centro di Sanaa, nello Yemen, dove era in corso la preghiera del venerdì. La tv al Jazeera ha riferito che sarebbe rimasto ucciso lo sceicco Murtaza al-Mahturi, guida spirituale delle tribù Houthi. A Sa’dah, roccaforte Houthi nel nord del paese, un kamikaze si sarebbe fatto esplodere contro un compound governativo, uccidendo almeno quindici persone, mentre poco dopo un altro attentatore stava per farsi esplodere in una moschea della città, ma è stato fermato e “disinnescato” in tempo.
Il sito Site Intelligence Group, che controlla l’attività su internet dei jihadisti, ha riferito che l’Isis, che aveva annunciato lo scorso novembre di aver creato delle sue cellule in Yemen, ha rivendicato gli attentati su Twitter. Il gruppo Wilayat al-Yemen, affiliato allo Stato islamico, ha infatti diffuso su Twitter, da un account ritenuto fonte attendibile della propaganda dell’Is, una nota intitolata “Rivendicazione dell’operazione di martirio in Yemen” dove sostiene che “i cinque cavalieri del martirio armati di cintura esplosiva“, ossia i cinque kamikaze, hanno colpito “quattro covi degli houthi a Sanaa e uno a Saada” e conclude affermando: “abbiamo raccolto le teste degli imam apostati (ossia sciiti)”.
Sarebbe il primo attacco dell’Isis nello Yemen, ma la Casa Bianca non conferma la rivendicazione, e, per il portavoce Josh Earnest, “potrebbe trattarsi di propaganda”. Gli Houthi sono oggetto di attacchi e attentati compiuti da Aqpa, l’ala yemenita di Al Qaeda, considerata quella più pericolosa, che lo scorso 7 gennaio, proprio a Sanaa, ha colpito un’accademia di polizia uccidendo almeno cinquanta cadetti. Nonostante l’avanzata dell’Isis, il terrorismo nel paese rimane prevalentemente di stampo qaedista, e Aqpa controlla buona parte della zona desertica nello Yemen orientale. Sempre a gennaio era avvenuto nello Yemen un colpo di stato che aveva costretto il governo a “dimissioni forzate”.
Il paese è nel caos, diviso in due fra il nord e la capitale Sana’a controllati dagli sciiti Houthi e il sud controllato dal presidente deposto Abd Rabbo Mansour Hadi, rifugiatosi ad Aden, dove giovedì vi sono stati scontri tra miliziani di fazioni opposte, mentre aerei da guerra “non identificati” hanno bombardato due volte, tra giovedì e venerdì, la residenza di Hadi, che però non è rimasto coinvolto perché già dopo il primo raid è stato trasferito in una località sicura. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon “condanna fermamente” gli attacchi terroristici nello Yemen e lancia un appello a tutte le parti nel Paese a “cessare immediatamente le azioni ostili ed esercitare la massima moderazione”.