Al di là degli irrealistici dati presentati periodicamente dall’Istituto nazionale di Statistica, l’inflazione nel nostro paese è ormai alle stelle. Il prezzo di benzina, apparecchi tecnologici, scarpe, ecc. vola. Colpa del ritocco dell’Iva al 21%, ma non soltanto, perché per molti beni l’imposta è rimasta invariata eppure il prezzo è altissimo.
Prendiamo il pane. A Milano il suo costo va dai 4 ai 5 euro al chilogrammo per le ciabatte di grano. Le rosette costano fra i 3,60 e i 4 euro. A Roma un chilo di rosette costa circa 2,80 euro: una differenza molto netta, insomma, tra la capitale politica e la la capitale economica del paese. Ma le differenze divengono ancora più nette se si scende più a Sud. A Napoli, ad esempio, le rosette costano fra i 2 euro e i 2,20 euro.
In Italia, mediamente, il pane costa 2,63 euro al chilo. La regione più cara è il Veneto (3,87), quella più economica risulta essere l’Umbria (1,67). Due domande sorgono spontanee: come mai, se il prezzo del grano è di appena 15-20 centesimi al Kg, il pane arriva a costare anche 5 euro? E come mai il governo non si preoccupa dell’altissimo prezzo raggiunto da questo bene di prima necessità?