Interessante pronuncia della corte di Cassazione in merito al caso di una coppia a luci rosse che inviava messaggi nei quali faceva chiaramente intendere che la moglie era interessata a contattare uomini per scambiare foto e video di contenuto erotico-pornografico ed organizzare anche incontri. Quando poi venivano ricontattati, i due inizialmente si limitavano a conversare salvo poi richiedere in maniera esplicita ricariche telefoniche in cambio dell’invio di immagini e film hard.
La vicenda è finita in Cassazione dove i giudici hanno disposto il dissequestro sui conti correnti del marito e su diversi telefonini e apparecchiature elettroniche, contrariamente a quanto invece era stato stabilito dal Tribunale del Riesame di Sondrio.
Secondo la Suprema Corte, il caso in questione non dà adito alla possibilità di ipotizzare la fattispecie criminale dello sfruttamento della prostituzione della moglie. Scrivono i giudici della Terza sezione penale:
Non solo non è emersa alcuna forma di coazione o semplicemente induzione da parte dell’indagato nei confronti della moglie, bensì esattamente il contrario, vale a dire una comune intraprendenza nell’avviare i contatti sulle chat line. In definitiva non si può che prendere atto, senza ulteriori commenti, della lucrosa ma non illecita attività posta in essere dal marito, d’intesa e con la collaborazione della moglie.