Nella giornata di oggi il presidente del Tribunale Vaticano Giuseppe Dalla Torre pronuncerà la sentenza del primo processo su Vatileaks e che vede come unico imputato Paolo Gabriele, l’ex maggiordomo di Sua Santità Benedetto XVI. Ben presto, però, partirà anche il processo a Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico, la cui posizione è stata stralciata. Nel frattempo prosegue anche un’inchiesta relativa a reati ancor più gravi, come l’attentato alla sicurezza dello Stato.
Per Paolo Gabriele, accusato di furto aggravato, una condanna sembra cosa ormai scontata, essendo l’ex maggiordomo reo confesso di aver sottratto documenti riservati al Papa. Rischia una condanna fino a 4 anni, secondo quanto detto dal Pubblico Ministero d’appello Giovanni Giacobbe, mentre a detta del giudice a latere Paolo Pellanti con tutte le aggravanti si potrebbe arrivare ad una condanna addirittura ad 8 anni. Nella perquisizione dello scorso 23 maggio sono stati trovati a casa dell’ex maggiordomo anche un assegno di 100mila euro intestato al Papa, una pepita d’oro e un libro del ‘500 del valore di migliaia di euro. Proprio nel corso del processo è emerso che era lui ad avere l’incarico di consegnare i doni portati al Pontefice nelle udienze. Da qui nasce l’accusa di furto aggravato.
Il processo non ha chiarito se ci sono stati mandanti o complici. Bisognerà aspettare. Alcuni nomi sono stati fatti, benché non si è capito quale ruolo potessero avere in relazione alle farneticanti dichiarazioni di Gabriele. Il primo nome ad uscire fuori è stato quello del sacerdote Carlo Maria Polvani della Segreteria di Stato, chiamato come testimone da Sciarpelletti ma non ascoltato per via della decisione di stralciare la posizione del tecnico informatico.
Peggio è andata al vescovo di Carpi Francesco Cavina, ex officiale vaticano, ai cardinali Paolo Sardi e Angelo Comastri e alla storica governante di Joseph Ratzinger, Ingrid Stampa, tutti citati nell’ambito di un ragionamento sulla “suggestione” che Gabriele dice di aver subito in Vaticano. Il maggiordomo ha fatto poi altri tre nomi che non sono però stati ben identificati nel corso del dibattimento.