Questa mattina, nell’aula del tribunale vaticano, si è aperta la prima udienza del processo a Paolo Gabriele, ex maggiordomo di Sua Santità Benedetto XVI, nonché a Claudio Sciarpelletti, dipendente della Segreteria di Stato vaticana, accusati rispettivamente di furto aggravato e favoreggiamento. I due sono indagati in seguito all’inchiesta sul trafugamento delle carte riservate di Benedetto XVI.
La corte vaticana è composta da 3 giudici laici ed è presieduta dal presidente del tribunale Giuseppe Dalla Torre, dal giudice Paolo Papanti-Pelletier e dal giudice Venerando Marano. Il promotore di giustizia è un pubblico ministero italiano, Nicola Picardi. Paolo Gabriele, assistito dall’avvocato Cristiana Arru, é presente in aula, mentre Sciarpelletti, assente, è rappresentato dal suo avvocato Gianluca Benedetti.
L’ex maggiordomo rischia di dover trascorrere in carcere fino ad un massimo di 4 anni (un massimo di tre per il furto dei documenti e uno per l’aggravante). Sciarpelletti, invece, tecnico informatico dipendente della segreteria di Stato, rischia un anno di detenzione. Nello scorso mese di maggio, il Vaticano aveva denunciato il furto, la ricettazione e la divulgazione di notizie segrete, nonché la sparizione di documenti riservati in merito ai quali fu arrestato Paolo Gabriele, aiutante di camera della famiglia pontificia, accusato dalla Gendarmeria vaticana di essere “il corvo” della Santa Sede.
Furono i cardinali Julian Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi ad aver stretto il cerchio intorno a Gabriele, insospettiti principalmente dal fatto che molti dei leaks usciti dal Vaticano fossero lettere riservate di Sua Santità. Il processo, basato su un codice del 1913 quasi introvabile anche a Roma, sta suscitando clamore mediatico da parte di tutto il mondo, ma potrebbe concludersi molto presto anche perché Paolo Gabriele ha già confessato, dichiarando nella fase istruttoria:
Vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa, sono arrivato negli ultimi tempi, quelli… della degenerazione, ad un punto di non ritorno, essendomi venuti meno i freni inibitori…Ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario. Inoltre nei miei interessi c’è sempre stato quello per l’intelligence, in qualche modo pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera un infiltrato.
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