Siamo oramai agli sgoccioli. Tra poche ore oltre 200 milioni di statunitensi saranno chiamati ad eleggere il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Barack Obama o il repubblicano Mitt Romney? Tra poco sapremo. C’è da dire che, nonostante l’elezione del numero 1 degli USA sia evento di portata a dir poco mondiale, l’affluenza alle urne è, come diremmo in Italia, molto bassa. Basta pensare che nel 2008, quando Obama fu eletto Presidente, l’affluenza degli aventi diritto al voto si assestò al 56, 8%. Affluenza record, tra l’altro, rispetto alle precedenti chiamate alle urne per eleggere il Presidente di turno.
Bisogna ricordare, però, che il sistema negli USA è più macchinoso rispetto a quello italiano, in quanto prima del voto è necessario iscriversi agli appositi registri elettorali. Anche quest’anno, la partecipazione sembra rispecchiare l’andazzo del 2008 per mezzo del cosiddetto early vote, cioè la possibilità che, in alcune aree, viene concessa in modo da esprimere la propria preferenza prima dell’election day. Nel 2008, fu circa il 30% degli aventi diritto al voto ad esercitare prima tale diritto, conferendo la vittoria a Barack Obama. I dati messi a disposizione, infatti, riferiscono i 30 milioni di elettori che hanno già votato per posta o nei seggi. Tra questi anche lo stesso Obama, che ha votato lo scorso 25 ottobre.
Obama, nel 2008, si aggiudicò il 53% dei voti, contro il 46% di John McCain. Il presidente si aggiudicò ben 365 delegati, mentre il veterano di guerra McCain solo 173. Questo perché il sistema elettorale americano, si basa su un territorio organizzato in Stati federali, assegnando a ciascuno di essi un certo numero di “grandi elettori”, che materialmente decideranno chi sarà il nuovo Presidente USA. I grandi elettori sono definiti in base ai rappresentanti che ogni Stato “invia”alla Camera dei deputati, e calcolati in base alla densità di popolazione: chi si aggiudica il maggior numero di voti in ogni Stato, porta a casa tutti i delegati in palio.
Questo rende comprensibile che non sono, direttamente, i cittadini USA a eleggere il loro presidente, ma i delegati che verranno assegnati in ogni singolo Stato dell’Unione federale. I grandi elettori sono 538. La quota minima per essere eletti è fissata, dunque, in 270. Ciò significa che, ad esempio, il candidato che, in senso assoluto, prende numericamente più voti, non risulti, però, a spoglio ultimato, il presidente eletto. Ciò accadde nel 2000, quando un maggior numero di consensi fu raggiunto dal democratico Gore, ma il presidente divenne George W. Bush, nonostante le contestazioni in Florida.
Anche quest’anno la Florida, stato incerto, sarà determinante per il numero di delegati messi a disposizione. Chiaro è che la competizione è più avvincente e all’ultimo sangue in quegli stati, non solo incerti in base ai sondaggi, ma anche importanti per il grosso quantitativo di delegati. Da non dimenticare, tra gli stati incerti come la Florida, il Texas o la California, anche l’Ohio che mette a disposizione 18 delegati. Non ci resta che attendere.