La terra continua a tremare senza sosta in Emilia. Secondo quanto reso noto dall’INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – sono oltre 400 le scosse registrate negli ultimi tre giorni nelle province di Modena, Ferrara e Mantova, dopo i già violenti sismi del 20 e del 29 maggio.
Come se non bastasse il problema legato al terremoto, adesso c’è anche la paura per gli sciacalli che non hanno perso tempo e che stanno mettendo ancora più in difficoltà i terremotati: “Attenzione, lasciate le case sta arrivando una scossa violentissima“, recita una delle telefonate che arrivano da alcune “persone” che si fingono della Protezione Civile, proprio come era successo qualche giorno fa anche a Treviso. Tre gli arresti: un casertano di 50 anni e due mantovani di 20 e 21 anni.
Una nuova forte scossa di magnitudo 4 si è registrata poco prima delle 17:00 di ieri pomeriggio, tra i comuni di Novi di Modena, Gonzaga e Carpi, con epicentro a Rolo. Il bilancio è sempre di 17 morti, ai quali vanno aggiunti i 7 decessi del 20 maggio. Secondo quanto ha reso noto la Protezione Civile, gli sfollati sono circa 15 mila. La forte scossa di martedì scorso ha colpito anche la Lombardia, dove si registrano 2400 persone ospitate nelle strutture di accoglienza. Lo sciame sismico continua, dunque, a non dare tregua alla popolazione che non ce la fa più e continua a dormire in auto o nelle tende per la paura. Nella notte, sono state registrate 31 scosse, tutte con magnitudo al di sotto del 3. La più alta è stata di 2.9 ed è avvenuta alle 00:40 con epicentro nelle campagne fra Medolla, San Felice e Mirandola.
Intanto, il prefetto di Modena, Benedetto Basile, ha definito “atti di sciacallaggio” le notizie circa la previsione di nuove scosse di terremoto e ha mandato le forze dell’ordine per individuare i responsabili. In un comunicato stampa, la Protezione Civile ha dichiarato che “lo stato attuale delle conoscenze non consente di stabilire quante scosse e di quale intensità potranno ancora interessare la stessa area“. Ovviamente, tutto ciò potrebbe essere benissimo evitato dalla messa in sicurezza del territorio: “Dobbiamo avere un piano nazionale che duri il tempo che serve, quindi 15 anni, è una priorità per il nostro Paese“, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, parlando anche del rischio idrogeologico che si corre nel nostro Paese. A rischio ben 13 mila posti di lavoro e 500 sono gli stabilimenti danneggiati.