La disoccupazione giovanile, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, ha raggiunto livelli record. Tuttavia, secondo il ministro del lavoro Elsa Fornero, l’allarmante dato non può essere riconducibile al fallimento del dimissionario governo di Monti, quanto di errori maturati nel lungo periodo. Secondo i dati comunicati dall’ISTAT, il tasso di disoccupazione giovanile nello scorso mese di novembre è stato pari al 37,1%. Parliamo del livello più alto mai toccato dal gennaio 2004 sia per quanto riguarda le serie mensili, che quelle trimestrali, cominciate nel quarto trimestre del 1992.
Peggio dell’Italia in Europa solo, prevedibilmente, la Grecia con un tasso del 57,6%, in riferimento allo scorso mese di settembre, la Spagna, con il 56,5% ed il Portogallo, con il 38,7%. Per quanto riguarda le persone comprese nella fascia d’età tra 15 e 24 anni, in Italia, sono 641 mila a cercare lavoro e ne rappresentano il 10,6% dei giovani. I dati sopra citati hanno fatto concludere all’Unione Europea, nell’ambito del Rapporto 2012 su occupazione e sviluppi sociali, che il peggiorare della crisi economica rischia di far cadere l’Italia in una vera e propria “enorme trappola della povertà”, dalla quale sarà possibile uscire.
Nel rapporto si legge che la protratta crisi economica che ha colpito l’Europa ha “drammaticamente aumentato i rischi di esclusione sociale di lungo periodo e questi variano enormemente tra i diversi stati membri. L’Italia, insieme a Grecia, Spagna, Malta e i paesi Baltici, fa parte del gruppo di paesi in cui c’è un alto rischio di entrare nella povertà e basse possibilità di uscirne, con la creazione di una massiccia trappola della povertà”.
Su base annua la disoccupazione complessiva, invece, cresce del 21,4%, ovvero di 507 mila unità. Gli occupati registrati a novembre sono 22,873 milioni, in diminuzione dello 0,2% sia rispetto a ottobre (-42 mila) che su base annua (-37 mila). Il tasso di occupazione, pari al 56,8%, è in diminuzione di 0,1 punti è invariato rispetto all’anno precedente al confronto.
Il ministro Fornero ha così commentato i dati diffusi dall’ISTAT:
Ci sono forze e tendenze di lungo periodo e noi paghiamo errori di lungo periodo. C’è molto nella riforma del lavoro che tende a contrastare la precarietà, soprattutto per giovani e donne, ma si deve dire che il lavoro non si fa a comando ma ricostituendo l’economia e migliorando la formazione.