Dopo il massacro di Brescia, balza all’attenzione della cronaca nazionale un’altra storia con la sua vittima: Giovanni Lucchese, un uomo di 56 anni residente a Verona, ha strangolato la moglie Gabriella, di 51, aiutandosi con un foulard. Dopo aver commesso l’efferato omicidio, l’assassino si è costituito alle forze dell’ordine. La tragica vicenda ha avuto luogo a Mozzecane, un piccolo paesino del veronese. I due coniugi pare stessero litigando animatamente, tanto da destare l’attenzione dei vicini, i quali hanno riferito di aver sentito grida molto forti provenire dall’abitazione dei due. Dopo il furibondo litigio, c’è stato un silenzio duraturo. L’uomo ora è sotto interrogatorio nella caserma dei Carabinieri. Dalle dichiarazioni che saranno deposte dall’omicida, i militari potranno chiarire il movente di questo folle gesto.
Sembrava che nella coppia le cose andassero bene, soprattutto per il fatto che marito e moglie si erano diretti recentemente in Kenya per un viaggio di piacere. Gabriella e Giovanni vivevano in una villetta condivisa con altri parenti: il delitto della donna ha sconvolto il paesino, di certo non avvezzo a crimini del genere. Non appena ha avuto modo di parlare con i Carabinieri, l’uomo ha dichiarato quanto segue: “Ho strangolato mia moglie“, senza girare troppo intorno a quanto realmente aveva commesso poco prima. I coniugi hanno iniziato a litigare in camera da letto: un litigio inspiegabile, visto che amici, parenti e conoscenti li reputavano una coppia felice e senza problemi. Un epilogo del genere di certo non era immaginabile. Lui è un impiegato in una concessionaria d’auto e lei, invece, lavorava in una ditta di abbigliamento.
La donna ha cercato di diferndersi dalla furia assassina del marito: infatti, sul volto dell’uomo sono stati riscontrati dei graffi, provocati dalla volontà della donna di scampare a morte certa. Le sorelle della vittima, che per lei erano vicine di casa, hanno sentito i due che litigavano, ma di certo non pensavano che un diverbio fra marito e moglie potesse finire nel sangue. Alla base della colluttazione, forse, una relazione extra-coniugale avuta da Gabriella e scoperta da Giovanni, dopo aver letto degli sms sul cellulare del moglie. Il movente dell’assassinio, dunque, sarebbe riconducibile alla gelosia.