Il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, in un’intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera, ha spiegato le motivazioni alla base dell’acquisto degli aerei F-35, caccia multiruolo di 5ª generazione, oggetto di pesanti polemiche e di una serie di emendamenti al decreto della spending review che ne prevedono la rinuncia. Il generale ha definito “furore ideologico contro le Forze Armate” la richiesta di tagliare i fondi all’acquisto degli F-35, precisando che rinunciare ai cacciabombardieri comporterebbe drammatiche ricadute su Finmeccanica e sull’occupazione.
In proposito il ministro ha affermato infatti:
“I nostri aerei vanno rinnovati e nel programma degli Joint strike fighter, in cui siamo entrati nel 1997, abbiamo investito risorse significative. A Cameri c’è un polo di assemblaggio e manutenzione che non ha eguali se non negli Usa, dove i Jsf vengono prodotti. Se oggi dovessimo chiudere tutto, butteremmo via enormi investimenti, metteremmo a rischio 10 mila posti di lavoro e ammazzeremmo il futuro tecnologico di Finmeccanica”.
Il generale Di Paola si preoccupa poi di un altro aspetto, fondamentale per un uomo che ha dedicato la vita alla carriera militare e alla difesa del Paese, secondo il quale le Forze armate italiane in missione all’estero devono poter disporre dell’armamento necessario a fronteggiare le crisi internazionali, essendo l’Italia membro della Nato e come tale corresponsabile degli interventi approvati. Gli F-35 dispongono di caratteristiche stealth e possono essere utilizzati per supporto aereo ravvicinato, bombardamento tattico e missioni di superiorità aerea.
L’ultimo argomento del ministro si basa su un dato tecnico: la spesa italiana per i militari attualmente corrisponde solo allo 0,84% del Pil mentre la media Ue è dell’1,6%.
Ironicamente, Di Paola ha anche affermato:
“C’è un chiaro pregiudizio ideologico: se non vogliamo le Forze armate, eliminiamole e non ne parliamo più”.
In serata i senatori del PD Ignazio Marino, Amati, Della Seta, Di Giovan Paolo, Ferrante, Nerozzi, Vita e Granaiola , firmatari degli emendamenti alla spending review hanno replicato:
“Rinunciare all’acquisto di alcune decine di cacciabombardieri che costerebbero allo Stato oltre 10 miliardi di euro, con cui si potrebbero finanziare spese e interventi infinitamente più utili, non è furore ideologico, come pensa il ministro della difesa Di Paola: è banale buonsenso”.