Già è difficile fare certe rivelazioni in società che si professano moderne e progressiste, figurarsi se a sentire talune cose sono membri appartenenti ad una comunità come quella islamica, notoriamente estremista e conservatrice. Nel caso di specie ci riferiamo a Najva Sol, una ragazza americana di origini iraniane che ha trovato il coraggio di rivelare ai suoi genitori di non professare la fede musulmana e, contemporaneamente, di essere lesbica. Davanti ad una tazza di caffè in un bar di Rockville, nel Maryland, la giovane Najva ha confessato ai suoi genitori di aver sempre detto bugie, conducendo uno stile di vita tipicamente occidentale, ubriacandosi a quelle feste alle quali loro le avevano sempre vietato di partecipare. Najva ha anche confessato di aver visto regolarmente film porno, di aver fatto sesso con diversi uomini, sebbene abbia poi ammesso di preferire le donne.
La giovane ricorda quasi con terrore quest’incontro, avvenuto ormai tre anni fa. Ricorda le sopracciglia aggrottate di sua madre e le palpebre di suo padre “crollate come le rovine antiche”, ma la svolta è stata sorprendente, finendo per accettare il tutto. Najva ha chiesto ai suoi se poteva essere una buona figlia e una brava persona nonostante fosse gay e, dopo una pausa che sembrava interminabile, hanno risposto: “Sì”. La giovane ha raccontato di essere nata negli USA, ma di aver trascorso la prima infanzia in Iran, per poi ritornare nel Maryland all’età di 7 anni. Suo padre, un ingegnere, non le permetteva di andare alle feste, bandendo anche la tv via cavo da casa. Con il tempo, però, divenuta una teen ager cominciò a ribellarsi, adattandosi a quello stile di vita occidentale che i genitori le avevano tanto vietato.
Najva ha sempre indossato i vestiti a righe che le dava sua madre, ma solo per nascondere gonne corte e altri indumenti che nascondeva poi nell’armadietto a scuola, insieme ai tacchi alti, in modo che nessuno potesse trovarli. Ha perso la verginità a 15 anni, mentre a 17 anni si innamorò di un ragazzo di nome Alex, restando con lui per tre anni prima di trasferirsi a New York per frequentare la New School, dove ha avuto una relazione con un compagna di dormitorio. Solo ora che si è laureata è riuscita a trovare il coraggio di parlare con i suoi genitori che, sebbene le abbiano detto di non essere la figlia che speravano, le avrebbero comunque dato sostegno e affetto. La giovane sta ora lavorando come fotografa e artista, spendendo il suo tempo tra New York e San Francisco. La sua storia è anche inclusa in un libro di 25 saggi chiamato ‘Love, Inshallah’ (Love, se Dio vuole), che uscirà a San Valentino. I suoi editori hanno raccolto queste diverse storie grazie a Facebook e ad altri siti di social networking.
Dei 25 autori che sono stati inclusi, 20 hanno accettato di essere nominati. La co-editrice del libro, Maznavi Nura, 33 anni, ha riferito al Washington Post che spera possa sfatare alcuni stereotipi sui musulmani, asserendo: “Le donne musulmane, spesso sono ridotte a ballare la danza del ventre o ad essere membre di un harem, ridotte a parti del corpo che qualcun altro controlla, o avvolte in panno neri, pensando che non abbiano desideri o non vogliano far sesso. La verità è che, come tutte le donne, proviamo amore e avvertiamo dolore”.