Edward Snowden, l’ex analista della Cia che ha fatto esplodere il cosiddetto “Datagate” rivelando a tutto il mondo i programmi di sorveglianza della National Security Agency (Nsa) americana, ha rilasciato un’intervista esclusiva al quotidiano cinese “South Cina Morning Post“, nella quale ha raccontato altri particolari del programma di spionaggio dell’intelligence statunitense, sostenendo in particolare che i computer di Cina e Hong Kong sono stati presi di mira dal 2009 da spie del governo americano, e ha parlato della sua fuga e delle preoccupazioni per sè e per la sua famiglia. Il giovane informatico, infatti, è arrivato ad Hong Kong il 20 maggio dalle Hawaii, e dal 10 giugno si sono perse le sue tracce. L’intervista risulta pubblicata ieri, ma non si spiega quando è stata realizzata. Di sè, in particolare, Snowden ha affermato: “Non sono nè un traditore nè un eroe, sono un americano. Credo nella libertà di espressione. Ho agito in buona fede, ma è semplicemente giusto che il pubblico si faccia la propria opinione“.
Egli ha spiegato inoltre che il suo gesto è una “denuncia dell’ipocrisia del governo Usa che afferma di non prendere di mira installazioni civili a differenza dei suoi avversari“. Secondo Snowden, inoltre, in Cina e a Hong Kong sono stati spiati centinaia di computer, che sarebbero però solo una piccola parte delle 61 mila operazioni di spionaggio effettuate a livello globale dalla Nsa, e nessuno dei documenti sottratti conteneva informazioni di tipo militare. Il giovane sostiene che gli Stati Uniti stiano facendo pressioni su Hong Kong per ottenerne l’estradizione: “Vogliono impedirmi di continuare il mio lavoro” ha affermato, per poi precisare: “Chi pensa che io abbia sbagliato a scegliere Hong Kong, dico che non ha capito le mie intenzioni. Io non sono qui per nascondermi dalla giustizia, ma per rivelare crimini“.
Snowden ha detto inoltre di non aver mai contattato i suoi familari, e di temere sia per la sua che per la loro salute: “Non mi sentirò mai al sicuro” ha spiegato, per poi concludere: “La verità è che io ho agito assumendomi un grande rischio personale per aiutare la popolazione mondiale, senza pensare che sia americana, europea o asiatica“. Intanto, il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, gli ha consigliato di “valutare la proposta” russa di dargli asilo, “o di cercare una proposta simile in Sudamerica“. Il Cremlino, infatti, sarebbe disposto a concedergli l’asilo, ma il giovane sarebbe intenzionato a rimanere a Hong Kong.
Continua, intanto, il silenzio della Casa Bianca sulle dichiarazioni di Snowden, silenzio che rivela l’imbarazzo di Obama verso l’opinione pubblica mondiale, anche a causa della tensione con la Cina proprio per la questione della lotta ai pirati informatici. Il direttore della National Security Agency Keith Alexander, in un’audizione al Congresso, ha difeso l’operato della sua agenzia dicendo: “Grazie alla nostra sorveglianza abbiamo fermato decine di potenziali attentati terroristici. Abbiamo vigilato e la raccolta di dati sulle telefonate è spesso necessaria. Come si pensa avvenga la sorveglianza?”.