Non sembra che la squadra inviata dalla Lega Araba si stia comportando in maniera molto obiettiva e piuttosto che stanare gli inganni del regime Siriano e smascherarne le disonestà sembra viaggiarci a braccetto senza vederne le atrocità. Secondo alcune denunce delle organizzazioni per i diritti umani le autorità siriane decidono cosa si possa vedere e cosa no, neppure quali quartieri visitare è una libera scelta degli ispettori. Il generale sudanese Mustafa al Dabi si sarebbe affrettato a definire l’atteggiamento delle autorità siriane “molto collaborative” senza neanche aver visitato Homs, la città maggiormente colpita dalla repressione.
Da marzo la sola città può già contare ben 2000 morti, 34 dei quali uccisi dai colpi dell’artiglieria solo due giorni fa, mentre 15 civili sarebbero morti oggi in un tentativo, fallito, di mettere in risalto le proteste di fronte agli osservatori internazionali. I morti fra i civili sono stati mietuti durante una manifestazione pacifica di circa 70.000 persone in cui oltre ai civili intendevano partecipare anche i militari dell’esercito libero siriano, che volevano insieme raggiungere la Piazza dell’Orologio e far notare agli osservatori quanto forte fosse il dissenso al governo.
Il governo aveva dapprima addotto ragioni di ordine pubblico obbligando a dividere in 5 cortei minori la manifestazione, poi non contento ha imposto con scontri violenti una drastica riduzione dei partecipanti, di cui solo 20.000 sono riusciti ad arrivare ad Homs. Il tutto alla fine vanificato dall’assenza della delegazione, che avrebbe accolto un repentino quanto sospetto imprevisto burocratico che li avrebbe dirottati verso altri luoghi.
Invece gli ispettori sono stati incanalati al quartiere di Bab Sebaa, dove secondo la tv di stato, controllata dal regime, i delegati della Lega Araba hanno incontrato manifestanti fedeli ad Assad che avrebbero loro denunciato un “conflitto in atto per distruggere la Siria“. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani ci sarebbero centinaia di corpi nascosti in edifici governativi, che incrementerebbero esponenzialmente il numero reale dei morti a causa della repressione del regime.