Franco Fiorito, ex capogruppo del Pdl alla regione Lazio, questa mattina ha ottenuto gli arresti domiciliari. Era stato arrestato lo scorso 2 ottobre con l’accusa di peculato per aver sottratto circa 1 milione e 300 mila euro di fondi destinati al partito. A disporre gli arresti domiciliari per l’ex sindaco di Anagni è stato il giudice per le indagini preliminari Stefano Aprile. Fiorito avrebbe usato fondi regionali del suo gruppo per spese che non riguardavano affatto l’attività politica. L’ex capogruppo è difeso da uno dei legali più noti d’Italia, l’avvocato Carlo Taormina, e si trovava in carcere al Regina Coeli. Il processo per lui inizierà il prossimo 19 marzo con rito abbreviato.
L’istanza di scarcerazione era stata presentata proprio dallo stesso Taormina. Insieme a Fiorito, e con le stesse accuse, a processo sono andati anche gli ex capi segreteria del suo ufficio, Bruno Galassi e Pier Luigi Boschi. “Attendiamo serenamente il giudizio perché questa vicenda sia trattata come qualsiasi altro processo”, ha dichiarato l’avvocato Taormina.
Le motivazioni in base alle quali il Gip ha deciso di concedere gli arresti domiciliari a Fiorito sembrano legate all’attenuazione del pericolo di inquinamento delle prove e soprattutto alla possibilità di reiterazione del reato. Fiorito, che in attesa del processo trascorrerà la detenzione ad Anagni, ha chiesto di essere processato con rito abbreviato e questo potrebbe in qualche modo andare a cambiare la data del processo. Una una nuova udienza davanti al gup dovrà ora essere fissata così come anche per i due coimputati, Galassi e Boschi, che hanno chiesto di poter patteggiare la loro pena.
Il 18 dicembre la Corte dei Conti ha emesso un provvedimento di sequestro per danno all’erario nei confronti di Fiorito su beni per un valore di un milione e 717mila euro. Si tratta di un immobile in via Catania a Roma, la villa di San Felice Circeo, tre abitazioni e quattro terreni ad Anagni.