Umberto Bossi, indagato per truffa ai danni dello Stato insieme all’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, sapeva delle uscite di cassa a favore dei figli Renzo e Riccardo (anch’essi indagati, ma per appropriazione indebita). Ne sono convinti gli inquirenti milanesi, secondo cui ci sono elementi che porterebbero alla gestione dei soldi del partito da parte dell’ex segretario del Carroccio. Lo affermano anche lo stesso Belsito e l’ex dirigente amministrativa della Lega Nadia Dagrada. Inoltre da una lettera in cui Renzo Bossi chiedeva soldi a Belsito è emerso che vi era scritto: “Ne ho parlato oggi con papà”.
Lo scritto è stato trovato in una cassaforte che Belsito aveva a Roma e nel quale vi era una sorta di “lista della spesa” fatta da Renzo Bossi, in ordine alla quale scriveva di averne già parlato con papà Umberto. Nel frattempo a Renzo, che si trova in vacanza in Marocco, non è stato ancora consegnato l’avviso di garanzia. Al “Trota” e a Riccardo, i magistrati milanesi contestano, oltre all’appropriazione indebita, l’aggravante di rilevante entità facendo riferimento all’ammontare ingente delle somme che sarebbero state distratte dalla contabilità della Lega.
I due avrebbero percepito una sorta di “paghetta” da 5 mila euro al mese, dal 2008 al 2011, da aggiungersi alle spese per automobili, multe e cartelle esattoriali, che sarebbero state saldate con i rimborsi elettorali della Lega. Ricordiamo che rendiconti falsati dei rimborsi elettorali hanno portato nelle tasche della Lega oltre 18 milioni di euro.